domenica 6 settembre 2020

Nella storia della letteratura ci sono stati tanti grandi autori che ''avevano avuto l'ardire di prendersi quella libertà di scrivere del proprio isolamento, c'erano stati grandi malati (Proust), pazzi furiosi (Holderlin, recluso trent'anni nella torre del falegname Ernst Zimmer a Tubinga), o, molto semplicemente, individui rinchiusi o incarcerati (Sade, Xavier de Maistre, Ezra Pound, Dostoevskij, Francois Villon, Antonio Gramsci, Giacomo Casanova, Silvio Pellico) - ma mi pareva che, tranne forse de Maistre, nessuno fosse caduto nella trappola di vedere il proprio isolamento come un'opportunità o una possibilità da cogliere''. Insomma cercare la rigenerazione e la prospettiva positiva in una situazione drammatica come la pandemia e il lockdown è una delle tante follie che per Bernard-Henri Lévy hanno trovato spazio in questa situazione inedita di crisi. L'inferno non sono gli altri ma sei tu, spiega ancora Lévy in Il virus che rende folli, e per questo nell'isolamento e nel distanziamento imposto dall'epidemia che ha colpito il mondo, e non è ancora arrivata alla sua fase finale, non c'è nulla di buono. Un mondo e una fase complessa nella quale, sottolinea il filosofo francese, ci siamo persi persino in definizioni bizantine, come quella di ''congiunti'' o ''affetto stabile'' in Italia, autocertificazioni e ricerca del senso più profondo dell'alterità. Un mondo in cui non erano stati fatti calcoli sulle conseguenze di quello che stava accadendo e tantomeno delle decisioni che via via sono state prese: ''ho cominciato ad essere nostalgico della lezione di sobrietà di Rieux e Oreste''. Uno stato confusionale insomma, nel quale ricorda Lévy sono state chiamate in causa anche motivazioni apocalittiche, si è parlato persino di ''un avvertimento della natura', mentre gli stessi medici con le loro versioni contraddittorie, spiega, hanno mostrato la loro fragilità. ''Peccato che tutto questo non abbia senso. E, avendo avuto la fortuna di essere entrato nel territorio della filosofi dalla porta dell'epistemologia, so che la 'comunità' degli scienziati non è più comunità di altre; che è attraversata da linee di frattura, sensibilità e interessi divergenti, gelosie meschine, dispute fondamentali; so che il mondo della ricerca è un campo di battaglia."


Elisabetta Stefanelli




https://www.lanuovasardegna.it/tempo-libero/2020/08/24/news/bernard-henri-levy-e-la-pandemia-1.39228380/amp/




5 Commenti:

Alle 8 settembre 2020 alle ore 04:20 , Blogger Non Lo So ha detto...

quanti apostoli di Agamben... la retorica liberale e liberista che entra dalla porta principale della sinistra a la page invece che da quella di servizio com'era ai tempi del PCI

 
Alle 8 settembre 2020 alle ore 08:50 , Blogger diamonds ha detto...

( non ho una formazione adeguata per scrivere una risposta intelligente. Se ti riferisci a Levy cmq devo dirti che quando era ospite d'onore nella TV in trasmissioni di sinistra cercavo di non unirmi alla platea adorante, così un po come quando ora parla quell'altro di cui non ricordo il nome interpretando il ruolo di quello che ci spiega come funzionano le cose. Ho pubblicato questa recensione perché l'argomento del libro in ogni caso credo giovi alla causa di mantenere vivo il senso critico

 
Alle 8 settembre 2020 alle ore 09:44 , Blogger diamonds ha detto...

( stavo riferendomi a Jean-Paul Fitoussi comunque a proposito di quello che ci spiega come funzionano le cose )

 
Alle 10 settembre 2020 alle ore 01:48 , Blogger Non Lo So ha detto...

tutti provano a spiegare come vanno le cose: anche i matti provano a fare ordine con i loro deliri :-)... figuriamoci i sani. Ma i sani dovrebbero sapere che ogni ordine sfugge già nel momento in cui è riposto nel mondo, a differenza dei matti che pensano che quell'ordine sia definitivo.

 
Alle 10 settembre 2020 alle ore 02:20 , Blogger diamonds ha detto...

Si, come diceva Tom " solo i veri matti non hanno ripensamenti". Io comunque forse esagero nel sguazzare costantemente nel dubbio

 

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