mercoledì 14 agosto 2019

A immaginare una vita ce ne vuole un’altra
già pronta a disperdersi
già pronta a non
restituirsi niente a dimenticarsi anche le
parole.
Sembra di scherzare a notte fonda e solitaria
sembra di avere un’età distinta da qualcos’altro
uno stormo che gira attorno gridando
un profumo impreciso di carne bruciata
o un testamento o una casa da acquistare
non so dove

una luce che cambia come me senza sapere
a immaginare una testa più dura
un cuore diverso
una piccola foresta più dentro
dove c’è il respiro

Se fossi un artigiano riprenderei il lavoro
a costruire un comodino celeste
ad avere freddo di mattino vicino al ponte
a vedere i cipressi nel cielo colore del fiume
a parlarmi come a un giovanotto

e se non fossi che un provvisorio mortale
come mio padre come i miei fratelli
a discutere in treno fumando
e a bere liquori bianchi
e certe volte scivolare sulle caviglie come
una signorina nella neve come un ragazzo
con le scarpe nuove

qualcosa è sospeso come un roveto ardente
senza figura né parola
come stessi ben piantato in terra e insieme a
un’infinita altezza

come un lontanissimo mai nato
da qualche mattino i fantasmi mi parlano
appaiono dietro le finestre azzurre
mi toccano le spalle
mi respirano attorno al collo
come un suono di passi che d’improvviso s’alza e poi si smorza
in una quiete simile a sonno d’un animale
come se qualcosa vivesse dentro il rumore dell’acqua
dentro un nido dentro gli occhi chiusi

e io mi chiedo se il coraggio di vedere tremare
e crescere
possa essere il lievito del mio nuovo giorno.


 Victor Cavallo



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