lunedì 13 maggio 2024

 



«Una volta ho sentito di un tale» disse «che si era innalzato nel cielo con un pallone per fare osservazioni: un uomo di grande fascino personale, ma un diabolico divoratore di libri. Diedero corda finché scomparve completamente da tutte le apparenze, telescopi o non telescopi, e poi diedero altre dieci miglia di corda per assicurarsi osservazioni di prim’ordine. Quando il tempo-limite per le osservazioni fu spirato, tirarono di nuovo giù il pallone ma, che è che non è, nel cesto non c’era nessuno, e il cadavere non fu più trovato, né vivo né morto, in nessuna parrocchia».


Qui, udii me stesso dare una vacua risata, in piedi, la testa alta, le mani ancora posate sulla ringhiera di legno.


«Però ebbero l’intelligenza di mandare su di nuovo il pallone, due settimane dopo, e quando lo tirarono giù per la seconda volta, che è che non è, l’uomo se ne stava seduto nel cesto senza un capello fuori posto, se è da credere alle mie informazioni».


Qui produssi di nuovo qualche suono, e udii la mia voce come fossi stato uno spettatore in un comizio nel quale io stesso ero l’oratore principale. Avevo udito le parole del Sergente e le avevo comprese perfettamente, ma per me non avevano più significato dei chiari suoni che infestano l’aria in qualsiasi momento: il lontano grido dei gabbiani, il rumorio che fa il vento nel soffiare, l’acqua che scorre giù da una montagna. Presto sarei sceso entro il cuore della terra, dove vanno i morti, e forse sarei tornato a uscirne sano, chissà come, e libero e innocente da ogni umana perplessità. Forse sarei stato il brivido di un vento primaverile, una parte essenziale di qualche indomabile fiume, o personalmente partecipe all’eterna perfezione di qualche ubertosa montagna che influisce sull’animo occupando un’immutabile posizione nell’azzurra lontananza. O magari una cosa più piccola, un movimento tra l’erba in un giorno assolato e soffocante, una creaturina nascosta e indaffarata — di questo avrei magari potuto essere responsabile o di qualche sua parte importante. O anche quelle inspiegabili distinzioni che rendono una sera riconoscibile fin dal suo mattino, gli odori e i rumori e gli aspetti delle perfette e mature essenze del giorno, tutto ciò avrebbe potuto non essere esente dalla mia intrusione e dalla mia incombente presenza.


«E così gli domandarono dov’era stato e che cosa l’avesse trattenuto, ma lui non gli diede nessuna soddisfazione, si limitò a sbottare in una risata come quelle di Andy Gara, se ne andò a casa sua e si chiuse dentro, e disse a sua madre di dire che non era in casa per nessuno. Ciò adirò molto la gente e infiammò gli animi a un grado che non è riconosciuto dalla legge. Perciò venne indetta una riunione privata, a cui partecipò ogni membro del pubblico tranne l’uomo in questione, nella quale fu deciso di prendere il fucile e d’irrompere in casa sua il giorno dopo, di minacciarlo severamente, di legarlo e di arroventare spiedi nel fuoco per fargli dire che cos’era successo in cielo nel periodo in cui lui c’era stato dentro. Bell’esempio di ordine e di legalità, un impressionante atto d’accusa dell’autogoverno democratico, un meraviglioso commento allo Home Rule».


O forse sarei stato un influsso prevalente nell’acqua, qualcosa di remoto, portato dal mare, una combinazione di sole, luce e acqua, ignorata, mai vista, e lontana dall’usato. Vi sono nel mondo grandi vortici di fluide e vaporose esistenze che sussistono nel loro tempo immobile, inosservate e ininterpretate, valide soltanto nel loro essenziale e incomprensibile mistero, giustificate soltanto dalla loro cieca e immemore immisurabilità, inattaccabili nella loro sostanziale astrazione; dell’intrinseca qualità di una simile cosa avrei ben potuto essere, a suo tempo, il vero quintessenziale midollo. Avrei potuto appartenere a una solitaria spiaggia, o essere l’agonia del mare quando si abbatte disperato su di essa.


«Ma tra quello e il mattino dopo ci fu una notte tempestosa, una notte di procella, con venti che scuotevano gli alberi alle radici e che riempirono le strade di rami spezzati, una notte che devastò le piante tuberacee. Quando i ragazzi arrivarono alla casa dell’uomo del pallone, il mattino dopo, che è che non è, il letto era vuoto e di lui non si ebba mai più nessuna traccia, né vivo né morto, nè nudo nè col cappotto addosso. E quando tornarono nel posto dove stava il pallone, trovarono che il vento l’aveva strappato via dal terreno, la corda di srotolava lenta nell’arganello e il pallone stesso era invisibile a occhio nudo, in mezzo alle nuvole. Dovettero tirare otto miglia di corda, prima di riportarlo giù, ma quando andarono a guardare nel cesto, che è che non è, era di nuovo vuoto. Tutti dissero che l’uomo era andato su e c’era rimasto, ma è un garbuglio insolubile, si chiamava Quigley e sembra fosse del Fermanagh».




Flann Obrien


Il terzo poliziotto



https://medium.com/a-volte-scrivo-e-a-volte-dimentico/il-terzo-poliziotto-a8513fcffac7



https://youtu.be/LqU5RtfWhqY?si=1iDCWyAuNSGNzC8N



https://youtu.be/jntuo8F684g?si=VXIdBvkvLJ6f7vDj



https://youtu.be/LM9sq5GENbE?si=hv_MhvbDX6HpW0Ld




https://youtu.be/0aERUfpAOV8?si=Hck23hboyIzTrLVH







Opera: Concerto campestre ( di Giorgione o Tiziano )

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Concerto_campestre






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