domenica 8 luglio 2018

"Nel novembre del Novanta lavoravo nella redazione di Prospettiva, con un contratto da praticante perchè non avevo ancora dato l'esame di giornalista. Gli uffici erano al secondo piano di un enorme palazzo di vetro e cemento, adagiato in un'isola di prati stagnanti alla periferia est di Milano, tra quartieri satellite e capannoni industriali e depositi di camion e svincoli e superstrade piene di traffico da e per la città. La disposizione interna era a pianta aperta, così che tutti erano sotto gli occhi di tutti in ogni momento della giornata: teste e busti e braccia in movimento tra barricate di armadietti metallici e paraventi di compensato. L'aria era condizionata, filtrata e riciclata a circuito chiuso; le finestre sigillate. Sul pavimento c'era una moquette sintetica che si caricava di elettricità con ogni sfregamento di piedi, e produceva piccole scosse al minimo contatto di mani. La luce era al neon, bianca e implacabile: nei rari momenti di silenzio, durante la pausa per il pranzo o la sera quando quasi tutti se n'erano andati, si sentiva lo sfrigolio di migliaia di tubi di gas sul soffitto basso, appena mascherati da una grigliatura metallica. Per il resto del tempo c'era un rumore di fondo da alveare elettronico, fatto di ticchettio di tastiere e ronzio di monitor e trilli smorzati di telefoni, voci sovrapposte e incrociate, semimormorate in commenti personali, bisbigliate in scambi di informazioni, scandite in improvvise richieste perentorie. A metà mattina il caporedattore Tevigati è passato vicino alla mia scrivania, e nel suo solito modo sfuggente mi ha detto: «Roberto Bata, potresti venire un attimo da me?» Stavo lavorando a un collage di interviste telefoniche sul declino dei seni grossi; gli ho risposto: «Tra cinque minuti.» Solo pochi mesi prima mi aveva fatto mettere insieme un servizio del tutto simile dove si sosteneva che le forme opulente dominavano ovunque, con un giro del tutto simile di opinioni di personaggi della cultura e dello spettacolo interpellati a conferma, una selezione del tutto simile di famose donne nostrane e americane citate a esempio. A stare lì dentro il mondo intero sembrava fatto di cicli incredibilmente ravvicinati, dove ragioni e comportamenti e immaginazioni e opere e valori e istinti si inabissavano e riemergevano per poi riinabissarsi senza ragione apparente. Quasi ogni settimana c'erano nuovi tenui sintomi da mettere in risalto e generalizzare fino a farli sembrare una tendenza destinata a travolgere tutto; i nostri archivi erano pieni di fotografie e nomi e numeri di telefono in grado di confermare la più debole delle deduzioni."

Andrea De Carlo - Tecniche di seduzione

https://youtu.be/t2PoPh2B9qo




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