martedì 4 aprile 2023

 Adesso ti parlo di me, anche se non ho mai smesso di farlo: quegli entusiasmi mi tentarono di concludere la mia carriera nell'affascinante Parigi del dopoguerra. Il "fútbol" non è molto popolare da queste parti, ma al fascino dei dibattiti politici si aggiunsero nella mia vita altre tentazioni tardive: ragazze sorridenti e floride, compagni di cause perse, amici della notte, filosofi che sbagliavano sempre.

Adesso, in questa asettica casa per anziani faccio il bilancio senza rimorsi: centosettanta goal in sette paesi, pochi su rigore; diverse volte in galera per essermi intromesso in cose a cui nessuno mi aveva detto di partecipare. Ho giocato dappertutto: stadi, prati, castelli, viali a doppia carreggiata, navi e perfino su un Hercules che volava clandestinamente con un carico di armi per Cuba. Ho fatto i soldi e li ho sperperati. Ho visto il mondo agonizzare e rinascere. Ho visto la sconfitta nazista e mi è crollato addosso il muro di Berlino. Io c'ero. Te lo racconto senza nostalgia. Quando scrivi, prenditi cura di me. Sono le mie memorie; non voglio apparire come un vecchio brontolone che idealizza gli anni della propria gioventù. Tieni con te questo brano che ho sottolineato ne "L'idiota della famiglia": «Il linguaggio di colui che parla si dissolve immediatamente, di solito nella mente di chi ascolta; resta uno schema, concettuale e verbale insieme, che presiede alla "ricostituzione" e alla "comprensione". Quest'ultima sarà tanto più profonda quanto più sarà inesatta la restituzione parola per parola».

Adesso va'. La prossima volta non dimenticare di portarmi qualche sigaro cubano.

Quando sono solo ne accendo uno e medito sull'eterna e crudele imprecisione della parola.




Osvaldo Soriano.


Futbol


Storie di calcio





https://youtu.be/-LTe0spCgX4




https://youtu.be/qtqx7C_Wt2s







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