lunedì 4 dicembre 2023

 




La guida li condusse su per una strada scoscesa, passando accanto a un soldato adolescente armato di mitra, fino in cima al muro. Alla loro sinistra i fedeli continuavano a stare in cerchio e pregare; alla loro destra un dirupo lasciava esposti gli antiestetici risultati dell'archeologia, fondamenta ridotte a macerie. <<La città di Davide>>, disse orgogliosa la loro guida, <<proprio dove la collocava la Bibbia. Tutto>>, disse con un gesto che pareva includere l'intera Città Santa, <<è proprio come sta scritto. Noi leggiamo, e poi scaviamo>>. Alla Porta dei Mori la guida li consegnò a un ossequioso professore arabo - viso giallo, abito beige, accento di Oxford - che li condusse, a piedi scalzi, nelle due moschee costruite sulla vasta piattaforma che fino al 700 d.c. aveva sorretto il Tempio. Gli ebrei di stretta osservanza non ci entravano mai, per timore di calpestare accidentalmente il sito della Reliquia delle Reliquie, l'Arca dell'Alleanza. Entrando nella Moschea al- Aqsa, Bech e Bea furono informati delle violenze più recenti: il re Abdullah di Giordania era stato assassinato accanto all'entrata nel 1951, davanti agli occhi di suo nipote, l'attuale re Hussein; e nel 1969 un australiano pazzo aveva tentato, con notevole successo, di dare fuoco all'estremità più vicina alla Mecca. La pazzia aveva ottenuto risultati notevoli nel corso della storia, pensò Bech. 

Passarono accanto a una fontana scintillante e salirono qualche gradino di marmo fino alla Cupola della Roccia. All'interno un ottagono di piastrelle, sotto un abisso verticale di sconvolgente sontuosità e simmetria, una spina di roccia, la punta del monte Moriah, indicava il punto dove Abramo aveva tentato di sacrificare Isacco e, non riuscendovi, aveva fondato tre religioni. Sempre qui, mormorò il professore in mezzo a una ridda di pellegrini e turisti, Caino e Abele avevano offerto i loro sacrifici  così fatalmente contrastanti, e Maometto era salito al cielo sul suo eccezionale cavallo Burak, le cui impronte sono identificate dai fedeli accanto a quelle dell'Angelo che impedi' alla Roccia di ascendere, anche lei, al cielo. Per ragioni note soltanto a loro, i Crociati avevano squartato la Roccia. Grandi squartatori, i Crociati. E il nome di Solimano il Magnifico, che aveva recuperato la roccia strappandola agli   ( dal suo punto di vista ) infedeli, era scritto in oro su in alto, all'interno di quella cupola meravigliosa.


( ... )


Scesero dalla piattaforma del Tempio di Erode seguendo un sentiero accanto a un cimitero arabo. All'improvviso la guida si mise a ridacchiare; aveva i denti gialli quanto la faccia. Indicò un portale chiuso con dei mattoni nel muro di cinta della città vecchia. <<Quella è la Porta Dorata, da cui dovrebbe arrivare il Messia; perciò gli Omayyady l'hanno murata ben bene e per di più hanno Piazzato un cimitero, perché si suppone che il Messia non possa camminare in mezzo ai morti>>.

<<Se la regola è quella, farà fatica ad andare da qualsiasi parte>>, disse Bech, dando un'occhiata di sfuggita a Bea per vedere come sopportava quel  malevolo sovrapporsi di superstizioni.  Era colorita, accaldata e felice, e il suo bagliore da Terra Santa era intatto. In fondo al piacevole sentiero, alla Porta dei Leoni, furono lasciati alle cure dell'affabile gesuita e intrapresero la Via Dolorosa. 

Dio non lasciarmi soffocare, pensò Bench. Il prete continuava a portarli sottoterra, per fargli vedere piscine sepolte da tempo di Erode, celle romane che lo sprofondamento dei secoli aveva trasformato in grotte e lastre di pietra scalfite dai soldati mentre giocavano per ammazzare il tempo: una prova, in un certo senso, della realtà storica di Gesù. Pere Gibergue conosceva i posti giusti. Si fiondò sul retro di una panetteria, dove un lurido pilastro di grande interesse archeologico svettava circondato da casupole sfasciate. Con un'altra deviazione condusse Bech e Bea sul tetto della chiesa del Santo Sepolcro; qui dei monaci abissini, un'antica compagine, si occupavano di un villaggio africano di capanne rotonde e stavano seduti al sole, sorridendo. Uno di loro si mise in posa per farsi fotografare da Bea, appoggiato a una cupola. Sotto quella cupola, spiegò Pere Gibergue con zelo archeologico, c'era la cripta dove Sant'Elena, la madre di Costantino, scoprì nel 327 il legno ancora integro della Vera Croce. Con grande disappunto della loro guida, il giovane prete russo ortodosso ( viso cereo, barba sottile che terminava in due punte, l'immagine personificata di Ivan Karamazov, per come se lo raffigurava Bech ) che rispose alla loro scampanellata alla porta della: ostello Alexandra rifiutò di farli entrare, visto che era Shabbat, nella cella scavata nella roccia in cui era stata trovata una soglia consunta certamente calpestata dal piede di Dio Incarnato.

Così è questo che spinge i gentili. Tutti quei livelli - tetti contigui al livello stradale, orme sacre sepolte metri e metri sotto di loro - affliggevano Bech come un mare di errori di stampa. Forse la vita era questo: errori ammucchiati sopra altri errori, una molecola di proteina avvinghiata a un'altra finché la confusione prospera e fiorisce.



John Updike ( ibidem )




https://youtu.be/mIC7KQPDuDc?si=ZqrvbYGy-7CemXnw




https://youtu.be/9iEjYl-Z2jI?si=O39yC60JwGGTDFB5




https://youtu.be/x4AsDxb7DoI?si=Mm7i3gYd0Sa34ImP






*Fotografia in alto: https://www.ape-monkey-rescue.org.uk/bili.html



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