mercoledì 12 gennaio 2022

 Ci vediamo in proiezione, ed ecco

la città, in una sua povera ora nuda,

terrificante come ogni nudità.

Terra incendiata il cui incendio

spento stasera o da millenni,

è una cerchia infinita di ruderi rosa,

carboni e ossa biancheggianti, impalcature

dilavate dall'acqua e poi bruciate

da nuovo sole. La radiosa Appia

che formicola di migliaia di insetti

- gli uomini d'oggi - i neorealistici

ossessi delle Cronache in volgare.

Poi compare Testaccio, in quella luce

di miele proiettata sulla terra

dall'oltretomba. Forse è scoppiata,

la Bomba, fuori dalla mia coscienza.

Anzi, è così certamente. E la fine

del Mondo è già accaduta: una cosa

muta, calata nel controluce del crepuscolo.

Ombra, chi opera in questa èra.

Ah, sacro Novecento, regione dell'anima

in cui l'Apocalisse è un vecchio evento!

Il Pontormo con un operatore

meticoloso, ha disposto cantoni

di case giallastre, a tagliare

questa luce friabile e molle,

che dal cielo giallo si fa marrone

impolverato d'oro sul mondo cittadino...

e come piante senza radice, case e uomini,

creano solo muti monumenti di luce

e d'ombra, in movimento: perché

la loro morte è nel loro moto.

Vanno, come senza alcuna colonna sonora,

automobili e camion, sotto gli archi,

sull 'asfalto, contro il gasometro,

nell'ora, d'oro, di Hiroshima,

dopo vent'anni, sempre più dentro

in quella loro morte gesticolante: e io

ritardatario sulla morte, in anticipo

sulla vita vera, bevo l'incubo

della luce come un vino smagliante.

Nazione senza speranze! L'Apocalisse

esploso fuori dalle coscienze

nella malinconia dell'Italia dei Manieristi,

ha ucciso tutti: guardateli - ombre

grondanti d'oro nell'oro dell'agonia.


Pier Paolo Pasolini ( poesie mondane )




https://youtu.be/kxNrNRF4mk4





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