Shakespeare e Marlowe già nel XVI secolo, tanto in scena quanto nella vita, pronunciavano parolacce: L’ebreo di Malta inveiva dando della «testa di fallo» ai suoi persecutori, addirittura in italiano, cazzo! Il fool del Re Lear usava espressioni come culo e chiappe, con varianti d'appoggio a ogni occasione. Nel testo originale, Amleto fa allusioni chiare e provocatorie al sesso femminile. Dialogando con Ofelia, sdraiato con lei presso il palco degli attori, le chiede: «Potrei distendermi col viso sul boschetto che tieni in grembo… o è già prenotato?». In un'altra scena, Ofelia, impazzita, canta raccogliendo dal canestro piccoli fiori: «Nel mio canestrino non si deposita più il tuo pettirosso. Che me ne fo di questo picciol nido amoroso? Più non respira e gemiti non ha. Non mi resta che buttarlo intrammezzo ai rovi».
Dario Fo
http://www1.lastampa.it/redazione/cmssezioni/cultura/200712articoli/28790girata.asp
https://youtu.be/R9-EeV3x-A4
https://youtu.be/3zdXlVNxoHc
https://youtu.be/5rAdzJ1U0RU
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