Ero stanco, volevo soltanto bere la mia birra, giocare per un momento a Mensch-ärgere-dich-nicht, fare un bagno, leggere i giornali della sera e addormentarmi accanto a Maria, la mano destra sul suo seno e il viso così vicino alla sua testa da poter portare con me nel sonno il profumo dei suoi capelli.
(.....)
Sui gradini della stazione un gruppo di dame spagnole e di matadores aspettavano un tassì. Avevo completamente dimenticato che era carnevale.
Era quel che ci voleva. Per un professionista non c’è modo migliore di mimetizzarsi che mescolarsi ai dilettanti.
Posai il mio cuscino sul terzo gradino dal basso, mi sedetti, presi il cappello e vi misi dentro la sigaretta: non proprio nel mezzo e non in un angolo, proprio così come se vi fosse stata gettata dall’alto e cominciai a cantare.
Nessuno badava a me, non sarebbe neppure stato un bene: dopo una, due, tre ore avrebbero pur cominciato ad accorgersi di me. Interruppi la mia strofa quando udii la voce al microfono che annunciava un treno per Amburgo…Allora andai avanti.
Mi spaventai quando la prima moneta cadde nel cappello: era un soldo, colpì la sigaretta, la sospinse troppo da parte.
La rimisi al posto giusto e ripresi a cantare
Heinrich Böll
Opinioni di un clown
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