mercoledì 27 febbraio 2019

Ho visto nell`arco di un anno le stesse persone passare dal visibilio per un trionfo elettorale, alla depressione caspica con accuse di dilettantismo e gravi lagne incluse in paternali enumerate con spirito da tecnici del bigliardino


"Infuriate chiome, tempestose cime"

P. C.

 https://www.youtube.com/watch?v=76BZKUKkegs


domenica 24 febbraio 2019

Indian winter



giovedì 21 febbraio 2019

GIUSEPPE GENNA - OSCURO ARCAICO

Capitolo quinto
Qui viene il momento della lotta, improvviso, sempre. E’ un lutto improvviso. Una religione in atto.
Questo è il momento della disappropriazione, della consistenza, del moto più saldo e veritiero. Il momento della lotta ti educa a che il mondo c’è, non puoi schivarlo. Il mondo, del resto, è frontale, occupa tutto lo schermo della visuale, non puoi trovare in esso una frattura o una crepa e infilartici dentro per evitare l’impatto, il gong, lo schianto.
Il cielo corrusco si apre un minimo, in alto, passa uno spicchio di luce, fa l’effetto delle canne dorate dell’organo in chiesa, è un cielo solenne e celebrativo, i raggi polifonici del sole penetrano in questo spicchio e corredano lo scenario, facendolo più tumultuoso, più celestiale, illuminando i cumulonembi che sembrano un coro di angeli furibondi. Tutto vira alla rabbia.
E’ frontale e immobile, è fermo lì davanti a te, uno dei collegiali. Massiccio, immobile, lievemente proclive con il volto verso di te, la fronte spaziosa dell’ottuso, i pugni serrati come acciaio, i denti che digrignano sotto le labbra costrette, quell’ombra nello sguardo, quei capelli minacciosi, quei vestiti di fustagno, tutto pare avanzare per un effetto ottico o un tapis roulant verso di te, per una delle molte rese finali. L’uno a uno è terribile, si fatica a sostenerlo. Proteso verso di te, sembra in bianco e nero. E’ capace di tutto e fa aleggiare le fruscianti ali del corvo mortuario, simbolo di accecamento e fine.
Le rocce compongono sullo sfondo, insieme all’erba spessa, fili grassi, bianca e nera, uno stratagemma del paesaggio, per enfatizzare il suo avvicinamento. La sagoma piatta di questo compagno del Collegio pare ordita dal destino, il suo nervo è scosso, si sente un flagello.
E’ un martello. Dietro c’è il rumore incessante del torrente Tenda.
Intorno a lui e con lui il tempo è fermo e cresce il gradiente di un tono monocromo, simile a un ronzio.
E’ una testona dalla fronte corrugata, minacciosa, che si avvicina a te.
L’evidenza della sua rabbia ti spaventa. Sta in una brusca e continua contrazione muscolare. L’iracondia gli rende paonazzo il volto. La sua testa si avvicina sempre di più, quasi preme il suo occipite contro l’aria, statua rossa che si protende in una pagoda fatta di aria. Cresce al crescere dei secondi la sua furia contro di te.
Tu passi dall’essere disarmato alla convocazione di qualunque forza a disposizione, distribuita in ogni fibra. I padiglioni auricolari si induriscono. Aumenta una certa febbre. I pugni si stringono, il fiato si fa denso, vaporoso. La postura muta, il gesto è difensivo. Le ossa si allungano, la loro meccanica positivista si attiva.
La natura intorno, tumefatta, sta. C’è l’abbrivio nell’aria e basta.
Le due teste, una contro l’altra, a mo’ di stambecchi, si piombano, faccia a faccia. Adesso tira un pugno e si spacca il naso.
Tutta la natura dice: NO
Ecco lo scontro.



martedì 19 febbraio 2019

Di tanto in tanto il fuoco morente crepitava. I due giovani sentivano quel rumore e il sibilo della tempesta mescolati ai battiti dei loro cuori. A Shinji sembrava che quell'incessante sensazione d’ebrezza, il confuso fragore del mare all'esterno e lo strepito della bufera sulle cime degli alberi, scandissero assieme il ritmo violento della natura. E un senso di felicità pura e completa integrò, allora e per sempre, la sua emozione.


La voce delle onde ( Yukio Mishima )



sabato 16 febbraio 2019

“La misoginia che permea ogni aspetto della nostra civiltà è la forma istituzionalizzata delle paure maschili e dell'odio per ciò che essi hanno negato e quindi non possono conoscere, non possono dividere: quel paese selvaggio, l'essere femminile.”


Ursula Kroeber Le Gun




«Chiunque non legga Cortázar è condannato».


Neruda

https://www.youtube.com/watch?v=vEgPK3ojqFA











mercoledì 13 febbraio 2019

"I calabresi mettono il loro patriottismo nelle cose più semplici, come la bontà dei loro frutti e dei loro vini. Amore disperato del loro paese, di cui riconoscono la vita cruda, che hanno fuggito, ma che in loro è rimasta allo stato di ricordo e di leggenda dell'infanzia.“

Corrado Alvaro



lunedì 11 febbraio 2019

3 marzo. Il colore dell’acqua era veramente strano: la colorazione si era rapidamente alterata; aveva perduto tutta la trasparenza per prendere la tinta e la consistenza del latte. Nelle nostre immediate vicinanze il mare normalmente era calmo e la nostra imbarcazione non correva alcun pericolo. Spesso però vedevamo alla nostra destra o a sinistra, più o meno lontane, delle improvvise increspature della superficie e notammo che erano sempre precedute da strane ondulazioni del mare nella regione a sud. 4 marzo. Quel giorno, visto che il vento da nord calava sensibilmente, tolsi dalla tasca un fazzoletto bianco per aumentare la superficie esposta al vento. Nu-mu era seduto al mio fianco e, come il fazzoletto gli sfiorò il viso, ebbe delle convulsioni violente. A queste crisi seguirono una profonda depressione e torpore, e sempre il grido soffocato: «Tekeli! Tekeli! ».
5 marzo. Il vento è cessato del tutto, ma siamo sempre trascinati verso il sud da una forte corrente. A dire il vero, avevamo tutte le ragioni per essere allarmati dalla piega degli avvenimenti, eppure niente ci turbava; il viso di Peters non tradiva alcun timore e solamente in certi momenti assumeva un’espressione che non saprei definire. L’inverno polare si avvicinava, ma non sembrava così terribile, e io mi sentivo come intorpidito nel corpo e nella mente, in una sensibilità di sogno, e ciò era tutto!
 6 marzo. Il vapore grigio si era alzato di più gradi al di sopra dell’orizzonte e la colorazione grigiastra spariva a poco a poco. L’acqua era molto calda, quasi bruciava a toccarla e il colore era lattiginoso. Quel giorno, improvvisamente, l’acqua si agitò vicino alla piroga e, come sempre, il fenomeno coincise con una particolare fiammata alla sommità della cortina di vapore e con uno strappo leggero alla sua base; quando il vapore si arrestò e il mare si calmò una fine polvere bianca cadde sulla piroga e su un esteso braccio di mare. Nu-mu crollò allora sul fondo dell’imbarcazione, nascondendo il viso tra le mani e niente poté deciderlo ad alzarsi.
 7 marzo. Abbiamo interrogato Nu-mu sul motivo che aveva spinto la sua tribù a massacrare i nostri compagni, ma era troppo terrorizzato per risponderci in modo ragionevole; rimaneva steso in fondo all’imbarcazione e di fronte alle nostre insistenze nel porgli la domanda, faceva gesti strani, come sollevare il labbro superiore coll’indice per scoprire i denti. Erano neri ed era la prima volta che osservavamo i denti di un indigeno di Tsalal.
8 marzo. Uno di quegli animali bianchi che, al suo apparire nella baia di Tsalal, aveva causato un’emozione così forte fra i selvaggi, nuotava a fianco della nostra piroga. Ho pensato per un momento di catturarlo ma poi, preso da un improvviso timore, ho lasciato perdere. Il calore dell’acqua andava sempre crescendo, non si poteva resistere a lungo immergendo la mano. Peters non apriva bocca e non sapevo spiegarmi la sua apatia. Guardai Nu-mu: respirava appena.
9 marzo. Intorno a noi è caduta continuamente una pioggia di cenere in grande quantità; il nastro di vapore al sud si è alzato in cielo in modo prodigioso e comincia ad assumere una forma ben definita. Non saprei trovare definizione migliore che paragonandola a un’infinita cataratta, che rotola silenziosa in mare da un lontanissimo bastione. La gigantesca copriva in tutta la sua estensione l’orizzonte a sud
21 marzo. Le tenebre incombevano su di noi, ma dall’oceano color latte si alzava un raggio di luce che sembrava sfiorare i bordi dell’imbarcazione. Eravamo quasi sepolti da quella valanga di cenere bianca che si ammonticchiava sempre più sulla piroga, ma che fondeva al contatto dell’acqua. Il fondo della cateratta era inghiottito dalle tenebre in lontananza, tuttavia ci avvicinavamo a essa con una spaventosa velocità. A momenti vi si potevano distinguere come degli enormi strappi momentanei, e attraverso questi strappi si vedevano agitarsi immagini fuggevoli e nebulose; vi convergevano, venti possenti, ma silenziosi, il cui volo fendeva l’oceano incendiato.
22 marzo. Le tenebre si erano fatte ancora più opache, attenuate solamente dalla luce delle acque che si tevano nella cortina bianca che si spiegava davanti a noi. Intanto, delle vere orde di uccelli giganteschi, di un bianco livido, volavano continuamente dietro la nostra strana vela e il grido che lanciavano, sfuggendo ai nostri occhi, era l’eterno ritornello: «Tekeli-li!». Nu-mu ha fatto uno strano movimento in fondo all’imbarcazione e, toccandolo, abbiamo capito che non era più nel mondo dei vivi. E allora siamo accorsi nell’abbraccio della cataratta, in cui si era aperto una fenditura, quasi per inghiottirci. Ma nel nostro cammino si levò a un tratto una figura umana, ricoperta da un velo e molto più grande del comune. E il colore della pelle dello strano fantasma era il bianco perfetto della neve.



Edgar Allan Poe - Le avventure di Gordon Pym

https://www.youtube.com/watch?v=FHsip5xOenQ



sabato 9 febbraio 2019

Acrostici e ditirambi in questa terra di nessuno, dove galleggiano arcobaleni

https://m.youtube.com/watch?v=Ja9IUKElT5w




giovedì 7 febbraio 2019

Come si arriva dall'altra parte, a quelle colline blu?

La sottile linea rossa

https://m.youtube.com/watch?v=_lAjs75dkho


martedì 5 febbraio 2019

Si si

Quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l’odio ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me creò Me
quando Dio creò la scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa era ubriaco
quando creò i narcotici era su di giri
e quando creò il suicidio era a terra
Quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò le montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo
Ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il Suo Sacro Universo.
Charles Bukowski



sabato 2 febbraio 2019


Il silenzio del mare

https://m.youtube.com/watch?v=pey29CLID3I