mercoledì 22 febbraio 2017

Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido


Albert Einstein


 https://www.youtube.com/watch?v=SqQFWXWVBNA


sabato 18 febbraio 2017


“Camminavo con il mio passo da adulto e contemporaneamente, con un’altra parte di me, avevo tre anni. La mano che stringeva la borsa teneva al tempo stesso la mano di mia madre, indicava un cono gelato, si liberava da una mischia in Grecia, seguiva le meraviglie di una partitura. Ogni azione del passato generava mille altre possibilità, scorreva a rivoli verso suoi propri futuri. Ed essi proseguono, sempre più numerosi, nelle terre vergini della coscienza, ombre che t’inseguono e vengono inseguite. Non c’è mai requie”.

Göran Tunström, “L’Oratorio di Natale

mercoledì 15 febbraio 2017

Ci si deve sentire molto fighi a sostenere anche passivamente le politiche del lavoro renziane quando si ha il culo parato. Se qualcuno me lo confessasse potrei intercedere con chi di dovere per farle ricominciare e rinfocolare statistiche già così confortanti

https://youtu.be/iNPA68htGxk




venerdì 10 febbraio 2017

Artie scrisse mentalmente: "la moglie di Odino era Frigg, la prima di tutte le Dee. Prevedeva il futuro, ma rifiutava di fare profezie".


Hugh Nissenson  (Rallegrati di queste cose al crepuscolo)




domenica 5 febbraio 2017

Strani ricordi in quella nervosa notte a Las Vegas. Sono passati cinque anni? Sei? Sembra una vita. Quel genere di apice che non tornerà mai più. San Francisco e la metà degli anni sessanta erano un posto speciale ed un momento speciale di cui fare parte. Ma nessuna spiegazione, nessuna miscela di parole, musica e ricordi poteva toccare la consapevolezza di essere stato là, vivo, in quell'angolo di tempo e di mondo, qualunque cosa significasse. C'era follia in ogni direzione, ad ogni ora, potevi sprizzare scintille dovunque, c'era una fantastica, universale, sensazione che qualsiasi cosa facessimo fosse giusta, che stessimo vincendo. E quello, credo, era il nostro appiglio, quel senso di inevitabile vittoria contro le forze del vecchio e del male, non in senso violento o cattivo, non ne avevamo bisogno, la nostra energia avrebbe semplicemente prevalso, avevamo tutto lo slancio, cavalcavamo la cresta di un'altissima e meravigliosa onda. E ora, meno di cinque anni dopo, potevi andare su una ripida collina di Las Vegas e, se guardavi ad ovest, e con il tipo giusto di occhi, potevi quasi vedere il segno dell'acqua alta, quel punto, dove l'onda infine si è infranta ed è tornata indietro.

 ( voce narrante )
        Paura e delirio a Las Vegas)

https://youtu.be/bGYsHkTtkwM




giovedì 2 febbraio 2017

L'uomo che aveva sempre fretta
Qui da noi c’era un uomo che aveva sempre fretta e non facev
a mestiere alcuno. Passava fra
la gente come i pensieri
che risparmiano parole.
Per la fretta non salutava anima viva.
Così non c’era da fermarsi, un piede a terra, giù dalla bicicletta.
Per la fretta non cambiava la camicia.
Così non c’era da aspettare che il sapone facesse schiuma.
Per la fretta non lasciava che, in casa, c
uocessero i tortelli: li intascava crudi e li
mandava giù, secchi come un’ostia di
messa. In piedi. Contro la porta.
Così non c’era bisogno di tovaglia.
Per la fretta non lasciava maturare il vino: lo beveva giovane e annacquato.
Così non c’era bisogno d’ allungar le gambe sotto un’ombra, dopo mangiato.
Per la fretta pure lui perse nome e cognome: un pezzo r
estò impigliato in una siepe di pungitopo o mise le ali e volò
via, un giorno di vento basso.
Così gli restò un mucchietto di consonanti, magre e strette.
Non prese moglie e non fece figli. 
 
Gli restò molto tempo per la noia

                     


                                     Zena Roncada   ( Qui da noi )