giovedì 31 agosto 2023

 

A partire dal venerdì di buon'ora, il telefono cominciò a darmi preoccupazione.

M'indignava che quello strumento che un giorno aveva prodotto l'irrecuperabile voce di Beatriz, potesse abbassarsi a far da ricettacolo alle inutili e forse colleriche lagnanze dell'ingannato Carlos Argentino Daneri.

Fortunatamente, non accadde nulla - se si toglie il rancore inevitabile che m'ispirò quell'uomo che mi aveva imposto un incarico delicato e poi mi dimenticava.

Il telefono perdette il suo alone di terrore, ma alla fine di ottobre Carlos Argentino mi chiamò all'apparecchio.

Era agitatissimo; in un primo momento, non riconobbi la sua voce. Con tristezza e con ira balbettò che quegli smisurati Zunino e Zungri, col pretesto di ampliare la loro mostruosa pasticceria, volevano demolire la sua casa.

"La casa dei miei genitori, la mia casa, la vecchia cara casa di via Garay!" ripeté, dimenticando forse il suo dolore nella melodia.

Non mi fu difficile dividere la sua afflizione.

Passati i quarant'anni, ogni mutamento è un simbolo detestabile del passare del tempo; inoltre, si trattava di una casa che, per me, alludeva infinitamente a Beatriz.

Volli chiarire quella delicatissima sfumatura; il mio interlocutore non mi ascoltò.

Disse che se Zunino e Zungri persistevano nel loro assurdo proposito, il dottor Zunni, suo avvocato, li avrebbe querelati-ipso facto per danni, e li avrebbe obbligati a pagare centomila pesos.

Il nome di Zunni mi fece impressione; il suo studio, all'incrocio delle vie Caseros e Tacuari, è d'una serietà proverbiale.

Chiesi se l'avvocato avesse già assunto l'incarico.

Daneri disse che gli avrebbe parlato in giornata.

Esitò, e con quella voce piana, impersonale, alla quale siamo soliti ricorrere per confidare qualcosa di molto intimo, disse che la casa gli era indispensabile per terminare il poema, perché in un angolo della cantina c'era un Aleph. Spiegò che un Aleph é uno dei punti dello spazio che contengono tutti i punti.

"Si trova sotto la stanza da pranzo," spiegò, la dizione resa più veloce dalla pena. "E' mio, è mio; lo scoprii da bambino, prima che andassi a scuola. La scala della cantina è ripida, gli zii mi avevano proibito di scendervi, ma qualcuno aveva detto che c'era un mondo in cantina. Si riferiva, come seppi in seguito, a un baule, ma io capii un mondo. Scesi di nascosto, rotolai per la scala vietata, caddi. Quando aprii gli occhi, vidi l' Aleph."

"L'Aleph?" ripetei.

"Sì, il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli. Non rivelai a nessuno la mia scoperta ma vi tornai ancora. Il bambino non poteva supporre che quel privilegio gli era accordato perché l'uomo portasse a perfezione il poema! Non mi spoglieranno Zunino e Zungri, no, mille volte no! Codice alla mano, il dottor Zunni proverà che il mio Aleph è inalienabile."

Cercai di ragionare :

"Ma non è buia la cantina?"

"La verità non penetra in un intelletto ribelle. Se tutti i luoghi della terra si trovano nell'Aleph, vi si troveranno tutti i lumi, tutte le lampade, tutte le sorgenti di luce."

"Vengo subito a vederlo."

Interruppi la comunicazione, prima che potesse vietarmelo.

Basta conoscere un fatto per avvertire immediatamente una serie di segni che lo confermano, prima insospettati; mi stupì non aver capito fino a quel momento che Carlos Argentino era pazzo. Tutti quei Viterbo, d'altronde... Beatriz (io stesso soglio ripeterlo) era una donna, una ragazza, d'una chiaroveggenza quasi implacabile, ma c'erano in lei negligenze, distrazioni, disdegni, vere crudeltà, che forse richiedevano una spiegazione patologica.

La pazzia di Carlos Argentino mi colmò di maligna felicità; intimamente, ci eravamo sempre detestati.

In via Garay, la cameriera mi disse di avere la bontà di attendere. Il bambino si trovava, come sempre, in cantina, a sviluppare fotografie. Vicino al vaso senza un fiore, sul pianoforte inutile, sorrideva (più intemporale che anacronistico) il grande ritratto di Beatriz, dipinto con goffi colori. Non poteva vederci nessuno; in una disperazione di tenerezza mi avvicinai al ritratto e gli dissi:

"Beatriz, Beatriz Elena, Beatriz Elena Viterbo, Beatriz amata, Beatriz perduta per sempre, son io, sono Borges."

Carlos entrò poco dopo.

Parlò con secchezza, compresi che non era capace d'altro pensiero che della perdita dell'Aleph.

"Un bicchierino di pseudo-cognac," ordinò, "e ti tufferai in cantina. Come sai, il decubito dorsale è indispensabile. Lo sono anche l'oscurità, l'immobilità, un certo adattamento dell'occhio. Ti sdrai sul pavimento di mattonelle e fissi lo sguardo sul diciannovesimo gradino della scala. Me ne vado, abbasso la botola e resti solo. Qualche roditore ti farà paura, ci vuol poco!

Dopo pochi minuti vedrai l'Aleph.

Il microcosmo di alchimisti e cabalisti, il nostro concreto amico del proverbio, il multum in parvo!"

Nella stanza da pranzo, aggiunse :

"Naturalmente, se non lo vedi, la tua incapacità non invalida la mia testimonianza...

Scendi; in breve potrai intavolare un dialogo con tutte le immagini di Beatriz."

Scesi sveltamente, stanco delle sue sciocchezze. La cantina, poco più larga della scala, somigliava molto a un pozzo.

Con lo sguardo, cercai invano il baule del quale Carlos Argentino mi aveva parlato.

Alcune casse con bottiglie e alcuni sacchi di tela occupavano un angolo. Carlos prese un sacco, lo piegò e lo dispose in un punto.

"Il guanciale è umile," spiegò, "ma se lo alzo d'un solo centimetro non vedrai nulla e rimarrai confuso e vergognoso.

Sdraia in terra questo corpaccio e conta diciannove scalini.

" Seguii le sue ridicole istruzioni; finalmente se ne andò. Chiuse cautamente la botola; l'oscurità, nonostante una fessura che in seguito distinsi, mi parve totale. Improvvisamente compresi il pericolo che correvo: m'ero lasciato sotterrare da un pazzo, dopo aver bevuto un veleno. Le bravate di Carlos svelavano l'intima paura ch'io non vedessi il prodigio; Carlos, per difendere il suo delirio, per non sapere che era pazzo, doveva uccidermi. Sentii un confuso malessere, che volli attribuire alla rigidità, e non all'effetto d'un narcotico.

Chiusi gli occhi, li riaprii. Allora vidi l' Aleph.

Arrivo, ora, all'ineffabile centro del mio racconto; comincia, qui, la mia disperazione di scrittore.

Ogni linguaggio è un alfabeto di simboli il cui uso presuppone un passato che gl'interlocutori condividono; come trasmettere agli altri l'infinito Aleph, che la mia timorosa memoria a stento abbraccia ?

I mistici, in simili circostanze, son prodighi di emblemi: per significare la divinità,un persiano parla d'un uccello che in qualche modo è tutti gli uccelli; Alanus de Insulis, di una sfera il cui centro è dappertutto e la circonferenza in nessun luogo; Ezechiele di un angelo con quattro volti che si dirige contemporaneamente a Oriente e a Occidente, a Nord e a Sud. (Non invano ricordo codeste inconcepibili analogie; esse hanno una qualche relazione con l'Aleph.) Forse gli dèi non mi negherebbero la scoperta d'una immagine equivalente, ma questa relazione resterebbe contaminata di letteratura, di falsità. D'altronde, il problema centrale è insolubile: l'enumerazione, sia pure parziale, d'un insieme infinito. In quell'istante gigantesco, ho visto milioni di atti gradevoli o atroci; nessuno di essi mi stupì quanto il fatto che tutti occupassero lo stesso punto, senza sovrapposizione e senza trasparenza.

Quel che videro i miei occhi fu simultaneo: ciò che trascriverò, successivo, perché tale è il linguaggio.

Qualcosa, tuttavia, annoterò. Nella parte inferiore della scala, sulla destra, vidi una piccola sfera cangiante, di quasi intollerabile fulgore. Dapprima credetti ruotasse; poi compresi che quel movimento era un'illusione prodotta dai vertiginosi spettacoli che essa racchiudeva. Il diametro dell'Aleph sarà stato di due o tre centimetri, ma lo spazio cosmico vi era contenuto, senza che la vastità ne soffrisse. Ogni cosa (il cristallo dello specchio, ad esempio) era infinite cose, perché io la vedevo distintamente da tutti i punti dell'universo. Vidi il popoloso mare, vidi l'alba e la sera, vidi le moltitudini d'America, vidi un'argentea ragnatela al centro d'una nera piramide, vidi un labirinto spezzato (era Londra), vidi infiniti occhi vicini che si fissavano in me come in uno specchio, vidi tutti gli specchi del pianeta e nessuno mi riflette, vidi in un cortile interno di via Soler le stesse mattonelle che trent'anni prima avevo viste nell'andito di una casa di via Fray Bentos, vidi grappoli, neve, tabacco, vene di metallo, vapor d'acqua, vidi convessi deserti equatoriali e ciascuno dei loro granelli di sabbia, vidi ad Inverness una donna che non dimenticherò, vidi la violenta chioma, l'altero corpo, vidi un tumore nel petto, vidi un cerchio di terra secca in un sentiero, dove prima era un albero, vidi in una casa di Adrogue un esemplare della prima versione inglese di Plinio, quella di Philemon Holland, vidi contemporaneamente ogni lettera di ogni pagina (bambino, solevo meravigliarmi del fatto che le lettere di un volume chiuso non si mescolassero e perdessero durante la notte), vidi insieme il giorno e la notte dì quel giorno, vidi un tramonto a Queretaro che sembrava riflettere il colore dì una rosa nel Bengala, vidi la mia stanza da letto vuota, vidi in un gabinetto di Alkmaar un globo terracqueo posto tra due specchi che lo moltiplicano senza fine, vidi cavalli dalla criniera al vento, su una spiaggia del mar Caspio all'alba, vidi la delicata ossatura d'una mano, vidi i sopravvissuti a una battaglia in atto di mandare cartoline, vidi in una vetrina di Mirzapur un mazzo di carte spagnolo, vidi le ombre oblique di alcune felci sul pavimento di una serra, vidi tigri, stantuffi, bisonti, mareggiate ed eserciti, vidi tutte le formiche che esistono sulla terra, vidi un astrolabio persiano, vidi in un cassetto della scrivania (e la calligrafia mi fece tremare) lettere impudiche, incredibili, precise, che Beatriz aveva dirette a Carlos Argentino, vidi un'adorata tomba alla Chacarita, vidi il resto atroce di quanto deliziosamente era stata Beatriz Viterbo, vidi la circolazione del mio oscuro sangue, vidi il meccanismo dell'amore e la modificazione della morte, vidi l'Aleph, da tutti i punti, vidi nell'Aleph la terra e nella terra di nuovo l'Aleph e nell'Aleph la terra, vidi il mio volto e le mie viscere vidi il tuo volto, e provai vertigine e piansi, perché i miei occhi avevano visto l'oggetto segreto e supposto, il cui nome usurpano gli uomini, ma che nessun uomo ha contemplato: l'inconcepibile universo.

Sentii infinita venerazione, infinita pena.

"Sarai rimasto di stucco, per aver curiosato tanto dove non ti spetta," disse una voce aborrita e gioviale. "Per quanto ti stilli il cervello, non mi pagherai in un secolo questa rivelazione. Che osservatorio formidabile, eh Borges!"

I piedi di Carlos Argentino occupavano lo scalino più alto. Nell'improvvisa penombra, riuscii ad alzarmi e a balbettare :

"Formidabile. Si, formidabile."

L'indifferenza della mia voce mi sorprese. Ansioso, Carlos Argentino insisteva: "L'hai visto bene, coi colori?"

In quell'istante concepii la mia vendetta.

Benevolo, manifestamente impietosito, nervoso, evasivo, ringraziai Carlos Argentino Daneri per l'ospitalità nella cartina e gli suggerii di profittare della demolizione della casa per allontanarsi dalla perniciosa metropoli, che non risparmia nessuno, credimi, nessuno!

Mi rifiutai, con dolce energia, di parlare dell'Aleph; lo abbracciai, nel congedarmi, e gli ripetei che la campagna e la tranquillità sono due grandi medici.

Per la via, per la scalinata di piazza della Costituzione, nella sotterranea, tutti i volti mi parvero familiari. Temetti che non fosse rimasta una sola cosa capace di sorprendermi, temetti che non mi avrebbe più abbandonato quell'impressione di tornare a tutte le cose.

Fortunatamente, dopo alcune notti d'insonnia, mi vinse di nuovo l'oblio. 

L'Aleph

Jorge Luis Borges

https://www.google.com/url?q=https://tlon.it/wp-content/uploads/2016/07/R_123556369_1.pdf&sa=U&ved=2ahUKEwjmvoCb9oSBAxVT3AIHHal8BlYQFnoECAQQAg&usg=AOvVaw1fLerrU5KIvVNhwvQ-VW3p


https://youtu.be/ad6EyRqMnsY?si=czVv-cQh005nXcbk

https://youtu.be/Y_Nw-F-v6HA?si=e2pZbPzJiisvaFQh

https://youtu.be/XhzpxjuwZy0?si=N99kmV_eZ73Z0EYp












Immagine: Dylan Dog


https://www.lospaziobianco.it/comeunromanzo/borges-e-il-mistero-dellesagono-cremisi/


martedì 29 agosto 2023

 Dunque, ricapitolando, sembra che stia vincendo Dick Dastardly. Il resto è musica e costante attesa di qualcosa non meglio precisato, con la grottesca sensazione di vivere una pantomima di apocalipse now ( impersonificando a corrente alternata Willard e kurtz )




https://youtu.be/WBk3oPaq4IA?si=aRNFshVswZvPh4ah



https://youtu.be/wiD9q3nAvv0?si=GU53mGH9rGlccP0a



https://youtu.be/r93C1a16XCQ?si=rwmbPiZGJcV4dyiO






Photo:

https://www.deviantart.com/tchav/art/Apocalypse-Now-update-Minimalist-Poster-465990340



domenica 27 agosto 2023

 Sarebbe interessante capire se l'operazione speciale in corso che prevede la mutazione genetica dei servizi informativi della televisione di stato anche attraverso programmi non immediatamente identificabili come tali, tesa a portare acqua al proprio mulino e soprattutto a fare scomparire le vestigia di  culture politiche alternative, sarebbe stata agevole come affondare un coltello nel burro se la sinistra, quando esercitava una certa egemonia o comunque aveva le mani in pasta alla Rai, avesse compiuto dei passi decisi verso la trasformazione verso il meglio della società o per fomentare la crescita del pensiero critico, invece che farlo solo casualmente e in modalità confusa, piuttosto che mirare quasi sempre a puntellare le trincee per difendere le proprie posizioni, forgiando in loop palinsesti di mediocre qualità, poco mistici e vagamente religiosi





https://youtu.be/vlCTvXJMkjM?si=aPYWCYA4XeSCEndG



https://youtu.be/JeAP1KyPDzM?si=KY6TUrUWimwUR2vD




https://youtu.be/ADYmbyzsLXo?si=99aM1b7L4f4jBS8d





Fotografia: Professione Reporter ( frame ), di Michelangelo Antonioni


http://osullivan60.blogspot.com/2015/02/?m=1




venerdì 25 agosto 2023

 

Ho portato i miei libri contabili da un ragioniere. Lui li ha guardati e ha detto: "Qui la prima cosa da fare è dire alla finanza che si è spaccato un tubo della fogna in cantina e sono andati persi".

( Maurizio Milani )

https://www.rollingstone.it/cultura/interviste-cultura/maurizio-milani-in-tv-non-volevo-essere-un-figurante-come-filippa-lagerback/777612/?fbclid=IwAR0Ff8Ur5MIO3jXVTPdd-j55T9pmHTAixZXOYJ6oGeY1lOw_Ij9PcZi5aIk

https://www.ilfoglio.it/author/Maurizio%20Milani

https://youtu.be/AECfy4Bpbmc?si=GY_XmDg96RbCHBi0

https://youtu.be/qgIhnVJeKck?si=LTp2nvcmniLuW-M-

https://youtu.be/540hqevOEbw?si=cCoqjQ5UvPMv0J4R












Photo: Burt Glinn


https://www.artsy.net/artwork/burt-glinn-andy-warhol-with-edie-sedgwick-and-chuck-wein-new-york-1





giovedì 24 agosto 2023

 

Nel frattempo che aspettiamo le prove dei laboratori segreti di armi chimiche in ucraina che i russi ci avevano promesso 20 mesi fa, valutiamo l'ipotesi di chiudere pure col regime pescetariano onde evitare il rischio di nutrirci con tonno che ha navigato in un mare fluorescente con ricordi di Fukushima, con un'imprecisata sensazione di essere dentro un cartone animato ( viste le modalità con cui per esempio il satrapo di Mosca si sbarazza della concorrenza interna, seguendo una tradizione consolidata, e i ragionamenti dei suoi estimatori privi di qualsiasi profondità, ripetuti come una pappardella imparata a memoria, e la scarsissima incisività delle parole piene di buone intenzioni di coloro che sembrano stare dalla parte giusta )

https://youtu.be/Bcvj3BGiwXM?si=gVx1iRlrLTJ0KMY8


https://youtu.be/xa36DNulMhQ?si=pfqmyuD7bo2BJ2Pu

https://youtu.be/cMOAXm94VWo?si=tooOL0j-7r3APwaT


https://youtu.be/2z5rMNH_yTI?si=N9F4gVphZs3vbk_M








mercoledì 23 agosto 2023

 

"Mi ritrovavo dunque in una città nuova e in pieno fermento. Olimpiadi 1976: la piccola ginnasta Nadia Comăneci aveva ottenuto il massimo. Il punteggio di 10 era talmente insolito nella storia delle Olimpiadi che il tabellone elettronico non riusciva neanche a segnarlo per intero – lo 0 era una novità. L’intera città era in festa. Un’allegria fino ad allora a me sconosciuta correva per le strade come un cobra accecato dal sole. La sera mi sono ritrovato in un piccolo locale jazz in centro dove suonavano Nina Simone e Dizzy Gillespie. Il proprietario era originario della Guadalupa, un cuoco-poeta che mi ha fatto reimmergere nei sapori della cucina caraibica dandomi l’illusione di non aver mai lasciato il paese. Me ne stavo in un angolino di quella saletta caldissima e fumosa a osservare Nina Simone che cantava. Lei stringeva un bicchiere di whisky nella mano destra e una sigaretta sporca di rossetto tra le lunga dita eleganti. Cantava guardando fuori dalla finestra, come intenta a osservare un mondo al quale noi non potevamo avere accesso. Non so perché, ma in quel preciso istante è nata la mia vocazione di scrittore. Volevo scrivere nello stesso modo in cui Nina Simone cantava. Certo, con i miei modi più rudi, ma, mi auguravo, con la sua stessa grazia. È un ideale che ancora perseguo. C’è una cosa che avevo in comune con lei, una cosa che mi porto dietro da Haiti, ed è una sorta di speranza folle incatenata al corpo. Per impedire a un haitiano di sognare bisogna ammazzarlo. Ho sgobbato in una fabbrica per otto anni, ho patito la fame, le notti fredde di solitudine, ma non ho mai smesso di sognare di diventare, un giorno, uno scrittore. Non lontano da dove abitavo, ho trovato una vecchia macchina da scrivere a buon mercato, una Remington 22 che ancora oggi tengo sulla scrivania, anche se non la uso più. Ho appoggiato la macchina da scrivere sul tavolino in mezzo alla stanza, tra i fiori e la frutta, e ho ripensato a mia madre, che riempiva la casa di fiori anche quando non avevamo un soldo. Questa idea della bellezza mi è rimasta. Avevo capito che Hemingway non sarebbe mai stato un grande scrittore se oltre a essere un macho della letteratura americana, in lui non si fosse nascosta anche una di sartina che sferruzzava trattenendo le lacrime. Miller mi piaceva perché sorrideva alla vita con una gioia che lo rendeva irresistibile. Trovavo lo stile di Bukowski più delicato di quanto non sembrasse. Apprezzo gli artisti che mascherano il proprio gioco. Morale: non spetta allo scrittore piangere, ma al lettore. Mai mostrare le proprie lacrime. Evitavo i ghetti, quei quartieri nei quali si raggruppavano le persone di una stessa condizione sociale, perché a vivere tra simili non si impara nulla. Ben inteso, lungi da me qualsiasi forma di disprezzo sociale, perché non mi riferisco solo alle situazioni economiche disperate, ma anche ai ghetti intellettuali. Tanto più che i ricchi si ghettizzano molto più dei poveri. Io volevo essere libero di circolare in quel nuovo spazio vergine dei miei passi e dei miei appetiti. La giornata trascorreva senza luce: prendevo la metro per andare al lavoro prima che sorgesse il sole e tornavo la sera dopo il tramonto. Mangiavo da solo, e a volte la solitudine mi era più insopportabile della fame. Stanco di quei ritmi, ho deciso di smettere di sprecare le mie energie in una fabbrica e lanciarmi nell’avventura più folle della mia esistenza: scrivere un romanzo che raccontasse la mia vita di allora a Montréal. Quella che vivevo nel momento in cui scrivevo. Quella che, per il fatto di dipendere da me, mi strappava dalla fatalità della dittatura. Quella stessa fatalità che fa sì che gli scrittori che hanno vissuto in condizioni simili passino la vita a ricreare quello stesso universo, dando l’impressione di essere finiti per sempre nella tela dell’orribile Ragno con gli occhiali e il cappello neri. Volevo raccontare la nuova vita che si viveva a Square Saint-Louis, nel quartiere latino di Montréal. Gli anni trascorsi sotto la dittatura, il bruciante esilio di mio padre, il dolore di mia madre, mi hanno fatto capire che il mostro è freddo e ha bisogno delle nostre passioni per riscaldarsi. Ciò che più lo fa urlare di rabbia è che tentiamo di uscire dal suo universo per crearci il nostro. In altre parole: sia che lo detestiamo sia che lo adoriamo, quello che al dittatore serve per ricaricarsi, come una pila elettrica, è essere al centro della nostra vita. Quando mi sono seduto davanti alla macchina da scrivere, la prima cosa che ho promesso a me stesso è stata quella di impedirgli di entrare nel mio universo, qualunque fosse la sua forma. Quella piccola stanza sporca ma luminosa nella quale trascorrevo le mie giornate, così come la pagina bianca sulla quale scrivevo, sarebbero diventate il mio paese. Un paese reale e al contempo sognato, un luogo che nessuna polizia al mondo avrebbe mai potuto violare. La scrittura sarebbe stata per me una festa intima. Certo non ho mai escluso di farmi prendere dall’ansia: dopotutto la miseria non garantisce il talento."

Dany Laferrière

http://premiogregorvonrezzori.org/dany-laferriere/

https://youtu.be/r03V9OEJlgg

https://youtu.be/ZA-RUfE1MOg

https://youtu.be/7m3Ly2A9mbo










Photo: Lady From Shanghai (1947) Director: Orson Welles 



lunedì 21 agosto 2023

 Le polemiche di questi giorni sul virgulto della letteratura, il graduato geografo, autore presumibilmente di un saggio travestito da romanzo sono la conferma che non sempre estrapolare una frase peggiora la situazione di chi l'ha scritta o pronunciata. Infatti, a prescindere dal contesto, per me e immagino per tanti altri la normalità non è mai stato un target, sempre che   dietro questa parola ci sia la possibilità di fare esempi concreti, cosa su cui nutro forti dubbi Di tutto questo bailamme comunque non sono certo di cosa resterà, magari un' opera in grado di illuminare le coscienze capace di far impallidire i giganti della narrativa e gli intellettuali d'ogni tempo, o più probabilmente materiale per sterile cazzeggio da bar e qualche albero che grida vendetta 



https://youtu.be/Bw_V94YwYtc




https://youtu.be/1VuDjJ9KIxM





Photo: Robert Capa


https://www.elle.com/it/magazine/a20926433/robert-capa-retrospettiva/



https://youtu.be/Lq_GB58woSw



https://youtu.be/JMGmO-iL6N8







sabato 19 agosto 2023

 


“A quelli che sono rimasti a casa potrete sempre mentire, tanto non amano la verità, non vogliono conoscerla, preferiscono credere che, prima o poi, anch’essi vi raggiungeranno.”


“Questa sì che era vita: girare, fermarsi e poi proseguire, sempre seguendo il nastro bianco che si snodava lungo la costa sinuosa, liberandosi di ogni tensione, una sigaretta dopo l’altra, e cercando invano delle risposte nell’enigmatico cielo del deserto.”




John Fante


Chiedi alla polvere



https://youtu.be/HoqA2rHqk6g




https://youtu.be/E2Aqs3Hv2rc





Foto di Ken Regan


https://www.gq.com/gallery/ken-regan-all-access-rock-photography-excerpt-preview

 

"Se stai andando a San Francisco, | assicurati di avere dei fiori nei capelli"

 San Francisco (Be Sure to Wear Flowers in Your Hair)

Scott McKenzie

                 ___**___

"L'inverno più freddo che ricordi è stato un'estate a San Francisco."

( erroneamente attribuita a Mark Twain )



https://youtu.be/MjAlPhaxbhw

https://youtu.be/7I0vkKy504U

https://youtu.be/sp-xbHUIh7c






Nella foto; Krill nordico: Meganyctiphanes norvegica


https://it.m.wikipedia.org/wiki/Euphausiacea



mercoledì 16 agosto 2023

 



Per Nicholson ci sono due costanti, sigaretta e occhiali da sole: al paparazzo che durante il photocall del mattino gli ha chiesto di togliersi le lenti, ha ghignato: «Tu sei nuovo del mestiere, vero».



Arianna Finos


https://m.dagospia.com/quando-jack-nicholson-snocciolava-ricordi-italiani-su-sordi-mastroianni-bertolucci-e-363557



https://www.repubblica.it/moda-e-beauty/d/2023/08/12/news/jack_nicholson_intervista_di_arianna_finos-409831735/?ref=pay_amp






https://youtu.be/34qCFFSoUP4



https://youtu.be/U5X4N2exOsU



https://youtu.be/34qCFFSoUP4





martedì 15 agosto 2023

 




La vita è per noi ciò che immaginiamo in essa. Per il contadino per il quale il suo campicello è tutto, quel campo è un impero. Per il Cesare al quale non basta il suo impero, quell'impero è un campo. Il povero possiede un impero; il grande possiede un campo. Ma in verità non possediamo altro che le nostre sensazioni; in esse, dunque, e non in ciò che esse credono, noi dobbiamo basare la realtà della nosra vita.


Questo non viene a proposito di nulla.

Ho sempre sognato molto. Sono stanco di aver sognato, ma non sono stanco di sognare. Nessuno si stanca di sognare, perchè sognare è dimenticare e il dimenticare non pesa ed è un sonno senza sogni fatto in stato di veglia. In sogno ho raggiunto tutti gli scopi. Talvolta mi sono anche risvegliato, ma cosa importa? Quanti Cesari sono stato! E i gloriosi, che meschini! Cesare salvato dalla morte dalla generosità di un pirata, lo fa crocifiggere appena l'ha catturato dopo un'accurata ricerca. Napoleone fa il suo testamento a Sant'Elena e lascia un'eredità a un facinoroso che aveva tentato di assassinare Wellington. Oh grandezza, pari alla grandezza d'animo della dirimpettaia strabica! Oh grandi uomini della cuoca di un altro mondo! Quanti Cesari sono stato e sogno ancora di essere!

Ma i Cesari che io non fui non sono Cesari reali. Sono stato davvero imperiale mentre sognavo, e dunque non sono mai stato nulla. I miei eserciti sono stati sopraffatti, ma la disfatta è stata bonaria e nessuno è morto. Non ho perso stendardi. Non ho sognato fino a quel punto dell'esercito [?] nel quale essi sarebbero apparsi al mio sguardo nel cui sogno c'è un'angolatura. Quanti Cesari sono stato, proprio qui, in Rua dos Douradores. E i Cesari che sono stato vivono ancora nella mia immaginazione; ma i Cesari che sono esistiti sono morti e la Rua dis Douradores, coè la Realtà, non può conoscerli.

Lancio la scatola di fiammiferi vuota verso l'abisso che è la strada, oltre il davanzale della mia finestra alta senza balcone. Mi alzo sulla sedia e mi metto in ascolto. Nitidamente, come se avesse un significato, la scatola di fiammiferi vuota risuona nella strada che intuisco deserta. Non c'è nessun altro rumore, oltre a tutti i rumori della città. Sì, i rumori della città di una domenica: tanti, indecifrabili, e tutti giusti.

Quale pochezza, nel mondo reale, costituisce la base delle meditazioni migliori! Il fatto di essere arrivato tardi per il pranzo, il fatto che i fiammiferi fossero finiti, il fatto che io abbia personalmente lanciato la scatola nella strada (ero di cattivo umore perchè avevo mangiato fuori orario), il fatto che fosse domenica, il preannuncio nell'aria di un brutto tramonto, il fatto di non essere nessuno al mondo - è tutta la metafisica.

Ma quanti Cesari sono stato!

[Fernando Pessoa: "Il libro dell'Inquietudine"]

https://larswvencelowe.blogspot.com/2009/06/quanto-cesari-sono-stato-tra-sogno-e.html?m=1

https://youtu.be/NXQK2yX61po

https://youtu.be/WBRlD0p6Yv4

https://youtu.be/HigV-T6uJh8





lunedì 14 agosto 2023

 L'altro giorno ho visto uno strano film che parlava di fragilità e violenze domestiche, "i nostri fantasmi". Lievemente incompiuto, a mio modesto parere, ma davvero molto poetico. L'argomento principale è da tenere comunque sempre sotto i riflettori, visto che la cronaca nera di questo paese è costituita in gran parte dai maltrattamenti familiari che sciaguratamente sfociano troppo spesso nell'omicidio di una donna, o dei soggetti che si frappongono tra il turpe assassino e la vittima predestinata



https://youtu.be/lj4f-JUcaxs



https://youtu.be/qLriFe03CCE







Opera di Bansky


https://www.tiempodesanjuan.com/el-mundo/la-incomoda-obra-banksy-el-dia-los-enamorados-que-no-duro-ni-24-horas-n344008



https://youtu.be/iWOyfLBYtuU





domenica 13 agosto 2023

 

https://amp.today.it/attualita/scontrino-60-euro-caffe-porto-cervo.html

Questa storia del turismo esperienziale ci ha un po' preso la mano. Ma del resto noi della generazione x, marinai perduti, eravamo preparati a tutto


https://youtu.be/KKBlanOXqrw


https://youtu.be/PYD-DIggB2k




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Recinto da ingrasso: postazione di lavoro piccola e angusta costruita con pannelli smontabili rivesti in stoffa, abitati in genere da un membro del personale impiegatizio. Così denominata a ricordo dei cubicoli usati dal bestiame prima della macellazione’.

Brasilificazione: Il divario sempre crescente fra ricchi e poveri e la conseguente scomparsa del ceto medio

( estratto da ) Generazione X

Douglas Coupland


https://youtu.be/C5RLWaERpw4



https://youtu.be/CoOibAstPJ4





Fotografia: L'Atalante, Ça va sans dire 



https://www.noshacemosuncine.com/2016/01/latalante-jean-vigo-1934.html?m=1








venerdì 11 agosto 2023

 Waiting for Tacabanda


https://www.corriere.it/cronache/personaggi-italia/23_agosto_10/intervista-eugenio-borgna-psichiatra-594a89ae-36df-11ee-83e5-aab90b961fcf.shtml?fbclid=IwAR02N5cJJX87TNhOu1gfdCkGEHuHudECnQgRC07KIxSmU8LBd6kz0IvJm_c


https://youtu.be/gxVlZx2etSc




https://youtu.be/KItuhd2tLs0




https://youtu.be/9qaJKP0GFwU





Opera di Manu Larcenet ( Tempo da cani. Un’avventura rocambolesca di Sigmund Freud )


https://www.mediacritica.it/2018/06/23/tempo-cani-unavventura-rocambolesca-sigmund-freud/

https://fumettologica.it/2018/06/tempo-da-cani-freud-larcenet-fumetto-recensione/


giovedì 10 agosto 2023

 "il venditore di risate"


https://youtu.be/aj-MaB4mJBE


https://youtu.be/W3JaJA2e4dk


https://youtu.be/X5a2fzrXuNc





lunedì 7 agosto 2023

 Forzando, e non di poco, la mano al ragionamento, penso che la libertà di espressione del  pensiero non sia mai stata così a rischio dai tempi di Giordano Bruno ( anche se le modalità di repressione sono decisamente più civili, pure se imparentate con l'ostracismo e le ordalie ). Chissà se con la diffusione su larga scala delle capacità telepatiche, che da qualche parte è sicuramente in agenda,  si arriverà a un mondo migliore




https://youtu.be/uUcKeKt8C1k




https://youtu.be/zZBJt0N0g7A




https://youtu.be/ahJ6Kh8klM4






Photo:

The Letters of William S.Burroughs, 1945 to 1959




mercoledì 2 agosto 2023


Al Parco della Luna, con Sonny Boy


https://youtu.be/F9x-XzxznHo


https://youtu.be/FTty7XtapI8


https://youtu.be/YbMune1KgM4



martedì 1 agosto 2023

 Quando ti accorgi che la tua vita, salvo voler considerare uno sterile caos valore aggiunto, è meno interessante ( parecchio meno interessante ) di quella del gurzo del Borneo meridionale, e che hai trascorso la maggior parte dei quasi 40 anni di capacità giuridica a pensare di inseguire chimere e utopie ma in realtà è come se non avessi mai inseguito un cazzo ed è come se usassi  l'autotune da un'eternità, o che ci fosse stato un doppiatore ancestrale nascosto nel golfo mistico che parlava in tua vece, qualche risposta devi iniziare a dartela




https://youtu.be/R2fKAzEC_Fs



https://youtu.be/7RuGy8emu9o



https://youtu.be/OXcD2HvplHA