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Albert Einstein: “follia è fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”
martedì 21 luglio 2020
lunedì 20 luglio 2020
Cos'è il rimorso? La paura della responsabilità di ciò che hai fatto o le manette a un attimo vissuto perchè vivo? Il rimorso è una tomba su cui piangere lacrime di coccodrillo. Il rimorso è in Florida. Eravamo a Milano.
( Andrea G. Pinketts - Il vizio dell'agnello )
domenica 19 luglio 2020
È un sole bianco che intenerisce
sui monumenti le donne di bronzo.
Vorresti sparire alle case, destarti
ove trascinano lenti carri
sbarre di ferro verso la campagna –
ché là pei fossi infuriano bambini
nell’acqua, all’aurora
e vi crollano immagini di pioppi.
Noi, per seguir la danza
di un vecchio organo
correremmo nel vento gli stradali…
A cuore scalzo
e con laceri pesi
di gioia.
Antonia Pozzi; 27 gennaio 1938
Sì, forse l'unica domanda che dobbiamo rivolgerci incessantemente, a parte la classica "chi sono io?" è, dopo i cinquanta, se stiamo diventando scemi, e in quale percentuale ( ma senza pretendere sincerità )
venerdì 17 luglio 2020
giovedì 16 luglio 2020
"È Meglio conoscere alcune delle domande che tutte le risposte."
James Grover Thurber
http://www.treccani.it/enciclopedia/afrodite_%28Enciclopedia-Italiana%29/
mercoledì 15 luglio 2020
martedì 14 luglio 2020
O vello triangolo isoscele tu sei la divinità stessa a tre lati folta innumerevole come lei
Oh giardino dell'adorabile amore
Oh giardino sottomarino d'alghe di coralli e ricci di mare e desideri arborescenti
Sì foresta di desideri che in continuazione si accresce di abissi e più dell'empireo
Guillaume Apollinaire
lunedì 13 luglio 2020
sabato 11 luglio 2020
Wald II
il cubo triplicato, chiaro e credulo,
è un segnico, minimo dattilo:
ma energiche demonie salterellano,
perle nude e gestuali, debilitate in ansia:
foglie ansimanti decretano aurore,
brumosi vermi, zanne in nicchie mobili:
un lento nano mi morde, che, agile,
rauco trasceglie mondi seduttivi:
fervide rughe in maschere legnose
disperate mi negano, almeno, i miei amen:
Wald III
in bivio duro mi fecondo, cronico:
un sonno è un nastro, e in mezzo sta la brama:
minimo globo di morbi si espone
per le mie nubili zone di durezze, di arazzi:
foreste amare. Ambre, ampolettine
blu e verdi sono zampe in alluminio:
è un lampo nerastro che qui domina l’aria,
rapido e logico, in monotona sete:
fervidi nomi, nei miei nodi chimici,
dispersi automi, sono sassi mitici:
edoardo sanguineti
https://youtu.be/MbLV4biUpCo
"Fatto di tomi ammonticchiati,
maledetti e dimenticati,
di finestre cieche orlato,
sol da fantasmi abitato,
d'orride bestiacce infestato
di carta e di cuoio chiodato,
un luogo d'urla lacerate
noto come Castel Ombrate.“
"Nero, di legno, con l'ante serrate
son da quando m'han preso a sassate.
A mille conservo sudice lenti
da quando m'è occorso quell'accidenti.
Di supposte e pillole io faccio a meno:
son d'occhiali sporchi un armadio pieno.“
"Nei profondi e freddi dirupi
dove l'ombre lasciano il segno,
dove i libri sognano cupi
i tempi in cui erano legno,
dove il carbon diventa diamante
e luce non c'é né pietà,
laggiù regna terrorizzante
dell'Ombre il Re, sua maestà“
Walter Moers ( la città dei libri sognanti )
venerdì 10 luglio 2020
giovedì 9 luglio 2020
mercoledì 8 luglio 2020
“È fantastico come uomini e donne riescano a liberarsi dalle bugie che hanno sempre raccontato. I gesti stupidi, le occasioni fortunate, le vittorie e le sconfitte, quelle case bruciate e quei bambini in lacrime nella tempesta, il colpo di fortuna all’ultimo minuto, e poi
chi ha girato le spalle a un cuore che ha spezzato tante volte, chi ha pensato di essere morto e poi invece si è svegliato con il sole caldo sulla faccia e ha attraversato le città sotto la pioggia appena in tempo per dire al padre quella cosa importante prima che tirasse l’ultimo respiro, o è arrivato troppo tardi e invece l’ha detto alla sua tomba. Considero di avere ormai vissuto più a lungo nel passato di quanto possa aspettarmi
di vivere nel futuro. Ho più cose da ricordare che da aspettare. La mia memoria ormai si indebolisce, del passato non rimane molto, e non mi dispiacerebbe dimenticarne parecchio di piú. Ogni tanto, come adesso, me ne sto qui sdraiato, con la tv accesa, e sento che ho ancora una decina di ami nel cuore e allora almeno nella mia testa seguo le lenze sino a dove possono arrivare”.
https://www.satisfiction.eu/denis-johnson-la-generosita-della-sirena/
martedì 7 luglio 2020
A partire dal 1989 ho rivisto C'era una volta in America almeno 13 volte,di cui una volta in spagnolo con i sottotitoli, e praticamente non ho quasi mai trovato due edizioni uguali. La leggenda dei tagli e dei montaggi diversi è ormai parte della storia notturna, ma se devo dire la mia la versione che prediligo è la più corta anche se gli appassionati del genere la ritengono astrusa in quanto a tratti incomprensibile. Io penso invece che non si debba spiegare tutto, e lascerei la perfezione ad altre arti figurative, eventualmente.
https://youtu.be/cV5PMRwIr-k
lunedì 6 luglio 2020
domenica 5 luglio 2020
Come fu ch’Odisseo sfuggì alle lusinghe delle Sirene? Come ch’evitò di farsi mutare in porco da Circe? Cotesta e quelle spiravano voluttà e seduzione, ed ei, sovra ogni cosa, volea farne sperienza: ma puranche era stato avvisato del periglio, e edotto del modo di cansarlo. Egli cioè sapea, e sapendo godè. Chi non sapendo volle godere, morì; chi sapendo non affrontò il cimento, non godette. Ascoltami Orazio, l’uomo è la propria paura; se potrà attraversarla, se potrà viaggiare dentro di essa come in un paese straniero, allora quella paura sarà più bella, ed ei potrà riguardarla come una favola, o una animata pittura.
- Io venìa pien d'angoscia a rimirarti -
Michele Mari
sabato 4 luglio 2020
venerdì 3 luglio 2020
La ragione per cui mi è difficile dirlo è che ricordo troppo. Ricordo ogni cosa, ma come un fantoccio seduto in grembo a un ventriloquo.
Tropico del Capricorno ( Henry Miller )
giovedì 2 luglio 2020
Il Segugio Meccanico dormiva, ma senza dormire, viveva, ma senza
vivere, nel suo canile dolcemente ronzante, dolcemente vibrante, tut-
to soffuso d'una luce blanda, in fondo a un angolo buio della casa del
fuoco.
La luce fioca dell'una dopo mezzanotte, la luce della luna che pioveva
dal gran cielo aperto incorniciato nell'intelaiatura della finestra immensa,
sfiorava qua e là il bronzo, il rame, l'acciaio della belva percorsa da un
lievissimo tremito.
La luce sfavillava su perline color rubino e sui sensibili peli capillari nel-
le narici irsute di nylon della creatura che fremeva, vibrava lievissima-
mente con le otto zampe disposte come quelle di un ragno sotto il cor-
po su zampe dai cuscinetti di gomma.
Montag si lasciò scivolare avvinghiato al palo di bronzo.
Uscì per dare un'occhiata alla città: le nubi erano scomparse del tutto;
e allora accese una sigaretta e, rientrato, si chinò a guardare il Segugio.
Era come una grande ape tornata nel nido da qualche campo dove il
miele è saturo di una selvatichezza intossicante, di follia e di incubi, il
corpo infarcito di quel nettare troppo profumato e squisito; e ora si li-
berava dormendo del male assimilato.
'Ciao' bisbigliò Montag, affascinato come sempre dalla belva morta
e vivente insieme.
Quelle notti quando tutto diveniva tedioso e questo avveniva ogni notte,
gli uomini si lasciavano scivolare lungo i pali di bronzo e attivate le tic-
chettanti combinazioni del sistema olfattivo del Segugio lanciavano libere
nel cortile della caserma torme di topi, talvolta polli e talaltra gatti che
comunque bisognava affogare e si facevano scommesse per vedere qua-
le dei topi, o dei polli o dei gatti il Segugio avrebbe afferrato per primo.
Le prede venivano liberate, e tre secondi dopo tutto era finito; il topo,
il gatto, il pollo era stato catturato nel mezzo del cortile, tenuto fermo
delicatamente tra zampe sensibili, mentre un ago d'acciaio, lungo dieci
centimetri, spuntava dalla proboscide del Segugio per iniettare dosi mas-
sicce di morfina e procaina.
La vittima veniva poi gettata nell'inceneritore, e una nuova caccia aveva
inizio.
Montag rimaneva molte notti al piano superiore, durante queste cacce
con scommessa. C'era stato un tempo, due anni prima, in cui aveva scom-
messo con i migliori e aveva perduto una settimana di salario e affronta-
to la folle ira di Mildred.
Ma ora la notte se ne stava in branda, con la faccia rivolta verso il muro,
a sentire gli scoppi di risa nel cortile e lo scalpiccio dei topi simile a corde
di pianoforte, lo stridulo violino del loro squittire e la grande ombra del
Segugio che ballava silenziosa come una falena nella luce cruda, trovava
la vittima, la tratteneva, inseriva l'ago e ritornava al suo canile a morire ....
come se fosse stato azionato un interruttore elettrico.
( Ray Bradbury - Fahrenheit 451 )
http://dialoghiconpietroautier2.blogspot.com/2012/06/il-segugio-meccanico.html?m=1
https://youtu.be/IeFDd42APU4