"Dobbiamo impare a determinare la nostra rotta secondo le stelle, non seguendo le luci di ogni nave che passa."
(Omar Bradley)
Oppure niente
martedì 30 giugno 2020
Quando un giorno che secondo voi dovrebbe essere mercoledì, vi sembra fin dall'inizio domenica, potete star certi che qualcosa non va. Ebbi questa impressione fin dal primo momento, svegliandomi.
Tuttavia, quando incominciai a connettere con più lucidità, rimasi in forse. Dopo tutto, sebbene avessi la sensazione nettissima d'essermi svegliato più tardi del solito, poteva anche essere vero il contrario.
Continuai ad aspettare, dubbioso, ma subito ebbi una prima prova obiettiva: un orologio lontano batté, così mi parve, otto colpi. Ascoltai con le orecchie tese, pieno di sospetto. Ed ecco che un altro orologio cominciò a farsi sentire in tono alto, risoluto. E, senza fretta, batté incontestabilmente le otto. Allora capii che le cose non andavano.
Direi che per le abilità sociali dimostrate fin qui questo potrebbe essere il mio habitat. Altrimenti mi resta Europa, la luna di Giove quasi abitabile..
Avevano già assistito a uno spettacolo del genere. Gli ultimi tempi sembrava che i funerali messicani venissero trasformati nell'ultima possibilità per terrorizzare i sopravvissuti e farli convertire. Era successo al servizio funebre di Don Antonio e aveva intralciato anche il funerale di Braulio. - Piangiamo Dona America! - disse - Ci manca mama' America! Voi sostenete di amarla? E allora perché non sono venuti molti più parenti al funerale? Aveva quasi 100 anni e il resto della famiglia dov'è? A guardare la televisione? il pensiero generale tra i convenuti fu una specie di 'Ma che cazzo'. Era su di giri come una specie Dragster celestiale pronto a eseguire impennate religiose fino al traguardo. Ormai c'erano tutti dentro e non c'era possibilità di scampo.
Luis Alberto Urrea - la casa degli angeli spezzati
E quando tutti se ne andavano
e restavamo in due
tra bicchieri vuoti e portacenere sporchi,
com’era bello sapere che eri lì
come una corrente che ristagna,
sola con me sull’orlo della notte,
e che duravi, eri più che il tempo,
eri quella che non se ne andava
perché uno stesso cuscino
e uno stesso tepore
ci avrebbero chiamati di nuovo
a svegliare il nuovo giorno,
insieme, ridendo, spettinati.
Good mornin' ladies and gentlemen. This is a robbery. Now, if nobody loses their head, nobody will lose their head. Simon says y'all lie down on the floor, please, right away. Thank you. Ma'am, would you get down? Not you, sir. Let's see who'll win a prize for keepin' their cool. Sir, will you do the honors? Take all the cash out of the drawer, put it in a paper bag.
Vincent si guardò le mani, rosse, anzi cremisi. Con un tocco di marrone e di viola. Non c'erano abbastanza parole per tutti i colori. I colori dovevano liberarsi dal vincolo delle parole.
2019 was a strange year for me, just before it began I was attacked by a wolf which I tried to adopt. Then, some months later, a pack of wolves arrived in the field near my studio and chased Ariadne, my sweet quarter-paint horse, until she finally fell off a cliff to the sea below and was never found. I was heartbroken and demoralized by my lack of ability to bring her back, to change her fate. The simultaneous grandeur and smallness of that dramatic story of life and death pushed all my buttons. I came back to my writing studio after hours of fruitless search for her body and opened my notebook and wrote two words - “LOST HORSE” - at the top of a small page... And then I cried for all the loves I had and lost, for all the times my strength was not sufficient to change the outcome of a life full of finitude. A life filled with endings. I cried for what seemed to be limitless emotion in a limited world.
La verità era che stavano monetizzando tutto, avevano iniziato con i campi da gioco, impedendoti di fatto di improvvisare un partitone, per finire alla balneazione, passando per per i parcheggi. A breve forse non sarebbe più stato possibile respirare gratis, e probabilmente avevamo già superato quella fase, visto il tenore dei pensieri e il furore senza causa che stava inondando l'etere.
Una sparuta minoranza che lavora, anche tra le righe, per la disparità di genere remando contro la storia e trovando per ovvi motivi prosceni importanti. Ma questa è una storia che va messa meglio a fuoco per poter essere raccontata nel migliore dei modi. E forse non spetta nemmeno a me farlo.
Per qualche motivo pensavo che l'abbrivo di questo brano si riferisse alle campagne d'Africa. E per istinto lo collegavo all'Indro al centro di tante polemiche non sterili in questa fase. Difatti stentavo a entusiasmarmi nell'ascoltarlo. Ma era tutta un'altra storia
Anche se temo che non basti, per tenere le distanze con mefitiche presenze potremmo utilizzare il trucchetto di Liza, che in Cabaret scoraggiò un corteggiatore dalle avances non gradite dicendo di avere una puntina di sifilide, sostituendo alla venerea patologia il famigerato covid 19
“La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienzedemocratico-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c'è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline.”
Via Lomellina, in arte via Lomella, era considerata subito dopo la guerra era considerata subito dopo la guerra una zona poco raccomandabile della raccomandatissima città di Milano, città che io amo perché mi ha fatto conoscere il mondo fin da bambino, ma soprattutto perché trovasi a 600 chilometri circa da Roma, posto troppo importante per essere vero.
Via Lomellina dunque, dicevano ci fosse un po’ di teppa, e la voce, a quei tempi, fece il giro del mondo. L’hanno saputo anche i tedeschi e gli americani, i quali da quei puritani che sono hanno pensato bene di bombardarla un po’, con la scusa che vicino a Via Lomellina c’era la ferrovia e c’erano delle baracche. Le baracche erano vere, autentiche, non come quelle che servono agli svizzeri per pubblicizzare i formaggini e che chiamano chalet.
Le baracche di via Lomellina facevano proprio miseria, tanto che un giorno Cesare Zavattini e Vittorio De Sica, sempre a caccia di cose barbonesche, dissero: “guarda che baracche ci sono qui, chissà al cinema come vengono bene”. Fecero Miracolo a Milano e il film girò il mondo fra grandi applausi. Chi ci rimase male fu il Comune di Milano: così, dopo i bombardamenti dei tedeschi e degli americani, il Comune di Milano rase al suolo questa povera via Lomellina, che poi in fondo nella sua miseria non era nemmeno tanto brutta, almeno fino a quando quelli che abitavano le baracche con la banale scusa che avevano freddo, un bel giorno, anzi una bella notte, tagliarono tutte le piante.
Una mattina gli abitanti di Via Lomellina non trovarono più le loro piante e chiesero spiegazioni, ma senza tirare in ballo l’ecologia o Italia Nostra, perché di quei tempi la parola ecologia non era stata inventata, e l’Italia era più loro che nostra… Adesso Via Lomellina è tutta cambiata, non ci sono più bombardamenti da un po’ di tempo in qua e allora la gente ha potuto mettersi su un po’ in grazia di Dio, tanto è vero che ci sono perfino i supermercati, i parrucchieri per uomo e signora (le scuole no, quelle non ci sono ancora), boutiques come se piovesse.
Al posto del carbonaio di una volta c’è la boutique con la moquette, il suo telefono con il quale si può telefonare in tutta Milano, il mobile bar in modo che quando uno può comprare una camicia si può avere il wisky gratis, nel senso che la camicia che costa diecimila gliela fanno pagare quindici. Insomma è diventata una via di signori, tanto che se uno almeno una volta al mese non va in giro con la carta della boutique, fa la figura del “barba”.
L’importante, oggi in Via Lomellina, è avere questa benedetta carta della boutique, non importa se poi ci avvolgi un etto di Bologna, leggi mortadella. Qualcosa di vecchio è comunque rimasto. Roba di trent’anni fa, come una lattaia chiamata “radames discolpa” che continua a vendere latte in polvere, un vetraio quasi disoccupato, perché dopo la fine della guerra i vetri si rompono raramente; un paio di osterie con i becchetti bianchi, rossi e verdi, i quali non hanno però nulla a che fare col resto d’Italia; 5-6000 bambini che non sanno dove andare a scuola e che sono sempre a casa mia. Un bar dove si gioca a ramino con un linguaggio particolare; un signore anziano che di mestiere va a vestire i morti e va in giro che sembra Lord Brummel…. Tutta gente che ha passato la vita da queste parti, che ha visto la guerra da vicino, e che se incontra De Sica o Zavattini gli fa una faccia così…”
Vorrei le mie parole diventassero un giorno proprietà degli elefanti, vorrei i loro occhi le capissero, e per me le ricordassero, racchiudendole nelle loro proboscidi, mentre tutto s'allontana.
Questa era la storia di Marsiglia. La sua eternità. Un'utopia. L'unica utopia del mondo. Un luogo dove chiunque, di qualsiasi colore, poteva scendere da una barca o da un treno, con la valigia in mano, senza un soldo in tasca, e mescolarsi al flusso degli altri. Una città dove, appena posato il piede a terra, quella persona poteva dire: «Ci sono. È casa mia»“
So tutto, la vita e il suo arcipelago, il mare e la città incalcolabile, la botanica, il gineceo coi suoi peccati, il per e il meno della matematica, gl'imbuti vulcanici del mondo, il guscio irreale del coccodrillo, la bontà ignorata del pompiere, l'atavismo azzurro del sacerdote, ma non riesco a decifrare il gatto. Sul suo distacco la ragione slitta, numeri d'oro stanno nei suoi occhi.
Intuisco una verità: ai morti le faccende, le storie, le idee, i sentimenti, tutto ciò che noi vivi facciamo, soffriamo, crediamo, appare loro come qualcosa di assurdamente illogico, incomprensibile, astrazione pura, follia di indecifrabili fantasmi
Quando nasce la coscienza del se ( poi muore per rinascere mutata nel corpo e nello spirito dopo le batoste di grosso calibro o le vacanze greche, in un ciclo senza fine, dove non arrivi mai a capire, in fondo in fondo, chi cazzo sei e se cerchi rogne o cosa )
Mi sentivo la testa arruffata, come se mi fossi svegliato dopo aver bevuto troppo. Credo di aver mormorato qualcosa a fatica, come se incominciassi a parlare in quel momento per la prima volta: "Posco reposco flagitoreggono l'infinito futuro? Cujus regio ejus religio... è la pace di Augusta o la defenestrazione di Praga?" e poi "Nebbia anche sul tratto appenninico dell'Autosole tra Roncobilaccio e Barberino del Mugello..."