404 Not Found
"Dobbiamo impare a determinare la nostra rotta secondo le stelle, non seguendo le luci di ogni nave che passa." (Omar Bradley) Oppure niente
martedì 31 gennaio 2023
lunedì 30 gennaio 2023
Dopo un'ora e mezza di camminata nei limitrofi della periferia per non arrivare a niente, tra discariche non autorizzate e risaie che profumavano di fitofarmaci, di colpo ho capito il grande successo dell'urbanesimo dei secoli passati. Nel pomeriggio ho avuto un'altra illuminazione: il neorealismo dei nostri giorni sono certi format, come il Gf vip, in cui, dopo un paio di settimane in cui è impossibile scordarsi delle telecamere, quando finalmente i concorrenti si lasciano andare, si capisce che siamo tutti sulla stessa barca, rotolando verso l'abisso, o verso una grande luce
https://youtu.be/z9s11MlRWVM
https://youtu.be/PveWXfUZEJg
domenica 29 gennaio 2023
Al netto del fatto che il sistema sanitario nazionale italiano è uno dei pochi che ancora riesce a essere universale e praticamente gratuito ( cosa buona e giusta, purtroppo temperata dai tagli progressivi che si susseguono negli anni e dalla malversazioni che in quel campo prosperano depotenziando e falcidiando il servizio a discapito di non ha modi alternativi di curarsi o prevenire ), mi chiedo come sia possibile rimanere seri pensando che ogni medico di base debba occuparsi di un numero di pazienti che va da 1500 a 1800, con pressioni intestine che vorrebbero elevare questa soglia
https://youtu.be/hp7jWz-RlCQ
https://youtu.be/3GHoXFpxuSI
sabato 28 gennaio 2023
Il mio giudizio sulla comunità europea è quasi sospeso. Un sogno embrionale sorto a Ventotene portato a compimento sulle ceneri di un continente devastato, anche nello spirito, dal nazifascismo. Fino a venti anni fa un'entità fantasmatica, buona per mungere contributi, o per farci patrocinare eventi dall'utilità dubbia. Al momento comunque un argine per gli estremismi ( dentro al branco non è molto facile essere spigolosi, o fare i galletti). Mille miliardi sparpagliati per la rinascita senza che valga più la parità aurea o che alla base ci sia un effettivo incremento del PIL sono un invito a nozze per l'inflazione, in base a quel che so di economia ( chi obbietta dovrebbe spiegarci perché non hanno allentato i cordoni della borsa prima, mentre milioni di persone reggevano già l'anima coi denti ). E l'assalto alla diligenza è già cominciato
https://youtu.be/vFZ4cjjGMsY
https://youtu.be/XcOHiGonWwU
https://youtu.be/4vkM7EgfCXQ
venerdì 27 gennaio 2023
giovedì 26 gennaio 2023
Non ho mai approfondito l'argomento, ma non è comunque da tanto che ho scoperto che per per raddoppiare la produzione giornaliera di uova nelle galline basta non lasciarle mai al buio. Ora al netto del fatto che raccontandomi questa boutade potrebbero avermi buggerato ( forse illusi dal credere di essere stati i primi a provare a farlo, almeno in quella giornata ), bisognerebbe capire il riflesso di un esperimento analogo nell'uomo. Tra TV, smartphone, la giungla della vita quotidiana, e le pressioni che non ti abbandonano praticamente mai, non chiudiamo occhio da anni. Ma ancora non si capisce bene se abbiamo raddoppiato la produttività, ci siamo in qualche maniera evoluti e siamo a un passo dalla possibilità di comunicare telepaticamente, o abbiamo semplicemente finito col rincoglionirci del tutto
https://youtu.be/6bvRuv_hpD4
https://youtu.be/NUsYE08fX1I
mercoledì 25 gennaio 2023
"Nelle Upaniṣad] Il Tutto essendo Uno, e le parti del Tutto essendo un suo riflesso illusoriamente apparente come molteplice, l'uomo, che è lo stesso Spirito individuatosi, ritorna a essere demiurgo, motore di tutte le cose, allorché si identifica con il suo principio, lātman.“
Pio Filippani Ronconi
Fonte: https://le-citazioni.it/frasi/217060-pio-filippani-ronconi-nelle-upanisad-il-tutto-essendo-uno-e-le-parti/
https://youtu.be/lGNbPsy_qWw
https://youtu.be/7TQS-06YNJ0
martedì 24 gennaio 2023
Sì, Ogun è palesemente il mio demiurgo. È il dio della poesia lirica e della metallurgia, la contraddizione dinamica tra la solitudine e l’imperativo di combattere. Non venero, comunque, né il suo tempio né quelli di altre divinità.
Wole Soyinka
https://www.doppiozero.com/la-sua-africa-conversazione-con-wole-soyinka
https://youtu.be/C5NfUew3hRs
https://youtu.be/pOCvGZH4rNo
lunedì 23 gennaio 2023
Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
Portami il girasole ch'io lo trapianti
Eugenio Montale
Per il resto tutto a posto
https://youtu.be/CBPzZE-jRNM
https://youtu.be/iDnntWFb-So
https://youtu.be/jG8POvdm3ug
domenica 22 gennaio 2023
Camminavamo di notte con le anime perse, in attesa che il menisco ci abbandonasse mollandoci in mezzo alla strada, come capita anche ai migliori, nella tentennante consapevolezza che il paradiso fosse una sfavillante, arrugginita bugia, aspettandone una migliore
https://youtu.be/D6L3LCwBZQ0
https://youtu.be/NOG3eus4ZSo
venerdì 20 gennaio 2023
Bisogna dire la verità, almeno qualche volta, tanto per essere creduti il giorno in cui mentiremo.
Non essere mai soddisfatti: l'arte è tutta qui.
Jules Renard
https://youtu.be/MKoRLC3CqPU
https://youtu.be/dlXfrVAcF-0
https://youtu.be/2Lk6NiHsfug
Foto prese da:
https://www.pinterest.it/pin/8-12-1963-directed-by-federico-fellini-cinematographer-gianni-di-venanzo--56998751509335952/
https://rocchetti-rocchetti.com/8½/
giovedì 19 gennaio 2023
Avremmo potuto accoppiarci
nel momentaneo monopolio di un letto
strapparci la carne l’una all’altro
al tavolo della comunione profana
dove si versa vino su labbra promiscue
avremmo potuto dar vita a una farfalla
con le notizie del giorno
stampate a sangue sulle ali
Mina Loy
Gasteropode amaro… e sorridevo all’erba,
grande trampoliere smarrito
triste di essere un pugile
ho bisogno di soldi,
Dio santo, che razza di tempo e di primavera!
le mie musiche gaglioffe, eccoti qua, vecchio faraone!
Della luna poco m’importava; i prati stravaganti;
mordevo i passanti; un record!
Pastorale, Egloga, Georgica,
Pazzo a essere un pugile pur sorridendo all’erba;
…venti volte ho rinnegato il mio cuore. Non posso più restare…
Arthur Cravan
https://youtu.be/X_-tuzl3Fpg
https://youtu.be/zCr1VzaMOLM
mercoledì 18 gennaio 2023
Al contrario di quanto in genere si pensa, prendere una decisione è una delle decisioni più facili di questo mondo, com’è pienamente dimostrato dal fatto che non facciamo nient’altro che moltiplicarle durante tutto il santissimo giorno, però, e qui ci scontriamo con il busillis della questione, loro, le decisioni, ci tornano sempre a posteriori coi loro problemucci privati, o, per intenderci, con le loro gatte da pelare, la prima delle quali è il nostro grado di capacità a mantenerle e la seconda il nostro grado di volontà per attuarle.
Perfino ai ragionamenti assurdi dovremmo essere grati se sono in grado, nel cuore dell'amara notte, di restituirci un po' di serenità, sia pure fraudolenta come questa, e ci danno la chiave con cui finalmente varcheremo titubanti la porta del sonno.
Quel che per lungo tempo una certa letteratura neghittosa ha chiamato silenzio eloquente non esiste, i silenzi eloquenti sono soltanto parole che son rimaste lì di traverso in gola, parole strozzate che non sono riuscite a sfuggire alla stretta della glottide.
L'uomo duplicato
https://youtu.be/7SQLvpsXLS4
https://youtu.be/ainyK6fXku0
lunedì 16 gennaio 2023
" Ma è un effetto ottico. Finché guardiamo da lontano, tutto ci sembra sempre perfettamente in ordine. Appena ci avviciniamo e ci concediamo il tempo di osservare i dettagli, ci accorgiamo che la gente è tutta più o meno fuori di testa, in questa come in qualsiasi altra piazza, fuori e dentro questa squadra. "
Parti in fretta e non tornare
Fred Vargas
https://youtu.be/0YxDZqUe-U4
https://youtube.com/shorts/3QZQfGSmSMM?feature=share
https://youtu.be/loQRtDv3X_o
domenica 15 gennaio 2023
Sgombriamo il campo da qualsivoglia impossibile comunicativa destinazione. Abortita ogni smania insulsa del proferire ad essere compreso.
Si può solo dire nulla: destinazione e destino d'ogni discorso. Ma solo questo nulla è proprio quel che si dice. La verità del discorso intesa come esperienza stessa del suo errore. Altro non resta che, in tutto abbandono, lasciarsi comprendere dal discorso senza appunto la nostra volontà di intenzione. "Codesto solo oggi possiamo dirti: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo". È Nietzsche mutuato in un distico da Montale.
Quattro momenti su tutto il nulla
Carmelo Bene
https://youtu.be/moMxvvsrR3A
Foto: https://www.doppiozero.com/laltro-bene
L'ingegnere alto e biondo - Bali era il suo cognome o il suo soprannome? - si alzò in piedi e portò di nuovo la bottiglia di quel pisco di ica dall'aroma così intenso che avevamo assaporato prima di cena.
- Vacciniamoci contro il gelo, - disse, riempendo i bicchieri. - Se i senderisti tornano, che ci trovino così ubriachi da fregarcene.
Il Caporale Lituma sulle Ande
Mario Vargas Llosa
https://youtu.be/JQVXQArandw
I have a dream
Ho in sogno. Raggruppare un paio di quelli che inesorabilmente ti spiegano come stanno le cose e mollarli lì a coomiziare fino al parossismo per poi sperare che scivolino nell'ambra ( io ne reggo massimo uno alla volta )
https://youtu.be/G7KNmW9a75Y
venerdì 13 gennaio 2023
Farneticava.
Pricipio di febbre cerebrale, avevano detto i medici; e lo ripetevano tutti i compagni d’ufficio, che ritornavano a due, a tre, dall’ospizio, ov’erano stati a visitarlo. Pareva provassero un gusto particolare a darne l’annunzio coi termini scientifici, appresi or ora dai medici, a qualche collega ritardatario che incontravano per via: Frenesia, frenesia.
Encefalite.
Infiammazione della membrana.
Febbre cerebrale.
E volevan sembrare afflitti; ma erano in fondo così contenti, anche per quel dovere compiuto; nella pienezza della salute, usciti da quel triste ospizio al gajo azzurro della mattinata invernale.
Morrà? Impazzirà?
Mah! Morire, pare di no…
Ma che dice? che dice?
Sempre la stessa cosa. Farnetica… Povero Belluca!
E a nessuno passava per il capo che, date le specialissime condizioni in cui quell’infelice viveva da tant’anni, il suo caso poteva anche essere naturalissimo; e che tutto ciò che Belluca diceva e che pareva a tutti delirio, sintomo della frenesia, poteva anche essere la spiegazione più semplice di quel suo naturalissimo caso.
Veramente, il fatto che Belluca, la sera avanti, s’era fieramente ribellato al suo capo ufficio, e che poi, all’aspra riprensione di questo, per poco non gli s’era scagliato addosso, dava un serio argomento alla supposizione che si trattasse d’una vera e propria alienazione mentale. Perché uomo più mansueto e sottomesso, più metodico e paziente di Belluca non si sarebbe potuto immaginare.
Circoscritto… sì, chi l’aveva definito così? Uno dei suoi compagni d’ufficio. Circoscritto, povero Belluca, entro i limiti angustissimi della sua arida mansione di computista, senz’altra memoria che non fosse di partite aperte, di partite semplici o doppie o di storno, e di defalchi e prelevamenti e impostazioni; note, libri mastri, partitarii, stracciafogli e via dicendo. Casellario ambulante: o piuttosto, vecchio somaro, che tirava zitto zitto, sempre d’un passo, sempre per la stessa strada la carretta, con tanto di paraocchi. Orbene, cento volte questo vecchio somaro era stato frustato, fustigato senza pietà, cosi per ridere, per il gusto di vedere se si riusciva a farlo imbizzire un po’, a fargli almeno drizzare un po’ le orecchie abbattute, se non a dar segno che volesse levare un piede per sparar qualche calcio. Niente! S’era prese le frustate ingiuste e le crudeli punture in santa pace, sempre, senza neppur fiatare, come se gli toccassero, o meglio, come se non le sentisse più, avvezzo com’era da anni e anni alle continue solenni bastonature della sorte. Inconcepibile, dunque, veramente, quella ribellione in lui, se non come effetto d’una improvvisa alienazione mentale.
Tanto più che, la sera avanti, proprio gli toccava la riprensione; proprio aveva il diritto di fargliela, il capo ufficio. Già s’era presentato, la mattina, con un’aria insolita, nuova; e cosa veramente enorme, paragonabile, che so? al crollo d’una montagna era venuto con più di mezz’ora di ritardo. Pareva che il viso, tutt’a un tratto, gli si fosse allargato. Pareva che i paraocchi gli fossero tutt’a un tratto caduti, e gli si fosse scoperto, spalancato d’improvviso all’intorno lo spettacolo della vita. Pareva che gli orecchi tutt’a un tratto gli si fossero sturati e percepissero per la prima volta voci, suoni non avvertiti mai. Così ilare, d’una ilarità vaga e piena di stordimento, s’era presentato all’ufficio. E, tutto il giorno, non aveva combinato niente. La sera, il capo ufficio, entrando nella stanza di lui, esaminati i registri, le carte: E come mai? Che hai combinato tutt’oggi?
Belluca lo aveva guardato sorridente, quasi con un’aria d’impudenza, aprendo le mani. Che significa? aveva allora esclamato il capo ufficio, accostandoglisi e prendendolo per una spalla e scrollandolo. Ohé, Belluca! Niente, aveva risposto Belluca, sempre con quel sorriso tra d’impudenza e d’imbecillità su le labbra. Il treno, signor Cavaliere. Il treno? Che treno?
Ha fischiato.
Ma che diavolo dici?
Stanotte, signor Cavaliere. Ha fischiato. L’ho sentito fischiare…
Il treno?
Sissignore. E se sapesse dove sono arrivato! In Siberia… oppure oppure… nelle foreste del Congo… Si fa in un attimo, signor Cavaliere!
Gli altri impiegati, alle grida del capo ufficio imbestialito, erano entrati nella stanza e, sentendo parlare così Belluca, giù risate da pazzi. Allora il capo ufficio che quella sera doveva essere il malumore urtato da quelle risate, era montato su tutte le furie e aveva malmenato la mansueta vittima di tanti suoi scherzi crudeli. Se non che, questa volta, la vittima, con stupore e quasi con terrore di tutti, s’era ribellata, aveva inveito, gridando sempre quella stramberia del treno che aveva fischiato, e che, perdio, ora non più, ora ch’egli aveva sentito fischiare il treno, non poteva più, non voleva più esser trattato a quel modo. Lo avevano a viva forza preso, imbracato e trascinato all’ospizio dei matti.
Seguitava ancora, qua, a parlare di quel treno. Ne imitava il fischio. Oh, un fischio assai lamentoso, come lontano, nella notte; accorato. E, subito dopo, soggiungeva: Si parte, si parte… Signori, per dove? per dove? E guardava tutti con occhi che non erano più i suoi. Quegli occhi, di solito cupi, senza lustro, aggrottati, ora gli ridevano lucidissimi, come quelli d’un bambino o d’un uomo felice; e frasi senza costrutto gli uscivano dalle labbra. Cose inaudite; espressioni poetiche, immaginose, bislacche, che tanto più stupivano, in quanto non si poteva in alcun modo spiegare come, per qual prodigio, fiorissero in bocca a lui, cioè a uno che finora non s’era mai occupato d’altro che di cifre e registri e cataloghi, rimanendo come cieco e sordo alla vita: macchinetta di computisteria. Ora parlava di azzurre fronti di montagne nevose, levate al cielo; parlava di viscidi cetacei che, voluminosi, sul fondo dei mari, con la coda facevan la virgola. Cose, ripeto, inaudite. *Chi venne a riferirmele insieme con la notizia dell’improvvisa alienazione mentale rimase però sconcertato, non notando in me, non che meraviglia, ma neppur una lieve sorpresa.
Difatti io accolsi in silenzio la notizia. E il mio silenzio era pieno di dolore. Tentennai il capo, con gli angoli della bocca contratti in giù, amaramente, e dissi: Belluca, signori, non è impazzito. State sicuri che non è impazzito. Qualche cosa dev’essergli accaduta; ma naturalissima. Nessuno se la può spiegare, perché nessuno sa bene come quest’uomo ha vissuto finora. Io che lo so, son sicuro che mi spiegherò tutto naturalissimamente, appena l’avrò veduto e avrò parlato con lui.
Cammin facendo verso l’ospizio ove il poverino era stato ricoverato, seguitai a riflettere per conto mio: “A un uomo che viva come Belluca finora ha vissuto, cioè una vita “impossibile”, la cosa più ovvia, I’incidente più comune, un qualunque lievissimo inciampo impreveduto, che so io, d’un ciottolo per via, possono produrre effetti straordinarii, di cui nessuno si può dar la spiegazione, se non pensa appunto che la vita di quell’uomo è “impossibile”. Bisogna condurre la spiegazione là, riattaccandola a quelle condizioni di vita impossibili, ed essa apparirà allora semplice e chiara. Chi veda soltanto una coda, facendo astrazione dal mostro a cui essa appartiene, potrà stimarla per se stessa mostruosa. Bisognerà riattaccarla al mostro; e allora non sembrerà più tale; ma quale dev’essere, appartenendo a quel mostro. Una coda naturalissima. ”
Non avevo veduto mai un uomo vivere come Belluca. Ero suo vicino di casa, e non io soltanto, ma tutti gli altri inquilini della casa si domandavano con me come mai quell’uomo potesse resistere in quelle condizioni di vita. Aveva con sé tre cieche, la moglie, la suocera e la sorella della suocera: queste due, vecchissime, per cataratta; I’altra, la moglie, senza cataratta, cieca fissa; palpebre murate. Tutt’e tre volevano esser servite. Strillavano dalla mattina alla sera perché nessuno le serviva. Le due figliuole vedove, raccolte in casa dopo la morte dei mariti, l’una con quattro, l’altra con tre figliuoli, non avevano mai né tempo né voglia da badare ad esse; se mai, porgevano qualche ajuto alla madre soltanto. Con lo scarso provento del suo impieguccio di computista poteva Belluca dar da mangiare a tutte quelle bocche? Si procurava altro lavoro per la sera, in casa: carte da ricopiare. E ricopiava tra gli strilli indiavolati di quelle cinque donne e di quei sette ragazzi finché essi, tutt’e dodici, non trovavan posto nei tre soli letti della casa. Letti ampii, matrimoniali; ma tre.
Zuffe furibonde, inseguimenti, mobili rovesciati, stoviglie rotte, pianti, urli, tonfi, perché qualcuno dei ragazzi, al bujo, scappava e andava a cacciarsi fra le tre vecchie cieche, che dormivano in un letto a parte, e che ogni sera litigavano anch’esse tra loro, perché nessuna delle tre voleva stare in mezzo e si ribellava quando veniva la sua volta. Alla fine, si faceva silenzio, e Belluca seguitava a ricopiare fino a tarda notte, finché la penna non gli cadeva di mano e gli occhi non gli si chiudevano da sé. Andava allora a buttarsi, spesso vestito, su un divanaccio sgangherato, e subito sprofondava in un sonno di piombo, da cui ogni mattina si levava a stento, più intontito che mai.
Ebbene, signori: a Belluca, in queste condizioni, era accaduto un fatto naturalissimo. Quando andai a trovarlo all’ospizio, me lo raccontò lui stesso, per filo e per segno. Era, sì, ancora esaltato un po’, ma naturalissimamente, per ciò che gli era accaduto. Rideva dei medici e degli infermieri e di tutti i suoi colleghi, che lo credevano impazzito. Magari! diceva Magari!
Signori, Belluca, s’era dimenticato da tanti e tanti anni ma proprio dimenticato che il mondo esisteva. Assorto nel continuo tormento di quella sua sciagurata esistenza, assorto tutto il giorno nei conti del suo ufficio, senza mai un momento di respiro, come una bestia bendata, aggiogata alla stanga d’una nòria o d’un molino, sissignori, s’era dimenticato da anni e anni ma proprio dimenticato che il mondo esisteva. Due sere avanti, buttandosi a dormire stremato su quel divanaccio, forse per l’eccessiva stanchezza, insolitamente, non gli era riuscito d’addormentarsi subito. E, d’improvviso, nel silenzio profondo della notte, aveva sentito, da lontano, fischiare un treno. Gli era parso che gli orecchi, dopo tant’anni, chi sa come, d’improvviso gli si fossero sturati. Il fischio di quel treno gli aveva squarciato e portato via d’un tratto la miseria di tutte quelle sue orribili angustie, e quasi da un sepolcro scoperchiato s’era ritrovato a spaziare anelante nel vuoto arioso del mondo che gli si spalancava enorme tutt’intorno. S’era tenuto istintivamente alle coperte che ogni sera si buttava addosso, ed era corso col pensiero dietro a quel treno che s’allontanava nella notte. C’era, ah! c’era, fuori di quella casa orrenda, fuori di tutti i suoi tormenti, c’era il mondo, tanto, tanto mondo lontano, a cui quel treno s’avviava… Firenze, Bologna, Torino, Venezia… tante città, in cui egli da giovine era stato e che ancora, certo, in quella notte sfavillavano di luci sulla terra. Sì, sapeva la vita che vi si viveva! La vita che un tempo vi aveva vissuto anche lui! E seguitava, quella vita; aveva sempre seguitato, mentr’egli qua, come una bestia bendata, girava la stanga del molino. Non ci aveva pensato più! Il mondo s’era chiuso per lui, nel tormento della sua casa, nell’arida, ispida angustia della sua computisteria… Ma ora, ecco, gli rientrava, come per travaso violento, nello spirito. L’attimo, che scoccava per lui, qua, in questa sua prigione, scorreva come un brivido elettrico per tutto il mondo, e lui con l’immaginazione d’improvviso risvegliata poteva, ecco, poteva seguirlo per città note e ignote, lande, montagne, foreste, mari… Questo stesso brivido, questo stesso palpito del tempo. C’erano, mentr’egli qua viveva questa vita ” impossibile “, tanti e tanti milioni d’uomini sparsi su tutta la terra, che vivevano diversamente. Ora, nel medesimo attimo ch’egli qua soffriva, c’erano le montagne solitarie nevose che levavano al cielo notturno le azzurre fronti… sì, sì, le vedeva, le vedeva, le vedeva cosi… c’erano gli oceani… Ie foreste… E, dunque, lui ora che il mondo gli era rientrato nello spirito poteva in qualche modo consolarsi! Sì, levandosi ogni tanto dal suo tormento, per prendere con l’immaginazione una boccata d’aria nel mondo. Gli bastava!
Naturalmente, il primo giorno, aveva ecceduto. S’era ubriacato. Tutto il mondo, dentro d’un tratto: un cataclisma. A poco a poco, si sarebbe ricomposto. Era ancora ebro della troppa troppa aria, lo sentiva. Sarebbe andato, appena ricomposto del tutto, a chiedere scusa al capo ufficio, e avrebbe ripreso come prima la sua computisteria. Soltanto il capo ufficio ormai non doveva pretender troppo da lui come per il passato: doveva concedergli che di tanto in tanto, tra una partita e l’altra da registrare, egli facesse una capatina, sì, in Siberia… oppure oppure… nelle foreste del Congo: Si fa in un attimo, signor Cavaliere mio. Ora che il treno ha fischiato…
Il treno ha fischiato
Luigi Pirandello
https://manentscripta.wordpress.com/2011/11/16/il-treno-ha-fischiato-luigi-pirandello/
https://youtu.be/DscuWk_Vcs4
https://youtu.be/GGnxYOKvTEE
https://youtu.be/LVxc_luqfus
https://youtu.be/ow-Cx9IX4So
giovedì 12 gennaio 2023
mercoledì 11 gennaio 2023
martedì 10 gennaio 2023
lunedì 9 gennaio 2023
Ho imparato tardi il significato del termine paradigma ( anche se in gioventù lo usavo a vanvera un po' come si fa normalmente con Gramsci, Schopenhauer e Averroè ), mentre con prolegomeni ed ellissi probabilmente ci son sempre andato a nozze. A breve mi spenderò nella comprensione di concetti come Metonimia e Sineddoche per sentirmi adeguato nel caso qualcuno dovesse riportare l'asticella o fossi ingaggiato al Braccobaldo show da un Muppet in persona. Nel frattempo vado a cercare un Diapason nella bolgia del centro
https://youtu.be/6ZoslciWMeo
https://youtu.be/nJrRVl7goLE
https://youtu.be/DlAPkNpS-O8
domenica 8 gennaio 2023
Se non ci sono state manipolazioni della sceneggiatura tra la sua dipartita e l'uscita di eyes Wide shut nelle sale e l'ultima frase del film è proprio farina del suo sacco oserei dire che quel genio di "Forever Young" Stanley non avrebbe potuto lasciarci un messaggio più taumaturgico
https://youtu.be/VSeR7iUcfi0
https://youtu.be/C8PWbm2oyF4
sabato 7 gennaio 2023
Sette semplici regole per vivere alla macchia: 1. mai fidarsi di uno sbirro con l'impermeabile; 2. attenzione all'amore e all'entusiasmo, sono temporanei e facili a fluttuare; 3. quando ti chiedono se ti importa dei problemi del mondo guarda profondamente negli occhi chi te lo chiede: non te lo chiederà di nuovo; 4. e 5. E se ti viene detto di guardare te stesso... non guardare mai; 6. mai fare o dire qualcosa che la persona davanti a te non può capire; 7. mai creare niente verrà male interpretato ti incatenerà e ti seguirà per tutta la vita.
I'm Not There ( 2007 )
https://youtu.be/zI2ADQBJ5lk
https://youtu.be/jbum8XXR-I8
Le vivaci polemiche di questi giorni intorno al bacio in una puntata di Un posto al sole mi inducono a pensare che stiamo toccando il fondo o, in alternativa, che coloro che usano strumentalizzare queste cose, adoperando il loro talento per forgiare armi di distrazione di massa ( o per creare diversioni, come si diceva ai miei tempi ), sotto sotto la stanno combinando davvero grossa
https://youtu.be/AjQ4U-3FNrw
https://youtu.be/BbeQ3Mmye9E
venerdì 6 gennaio 2023
Mio zio Alex Vonnegut […], mi insegnò una cosa molto importante. Disse che quando le cose vanno davvero bene dovremmo fare in modo di accorgercene. Non parlava di grandi trionfi bensì di semplici epifanie: bere una limonata all'ombra in un pomeriggio afoso, sentire il profumo di una panetteria vicina, pescare e fregarsene se si pesca qualcosa o no, ascoltare qualcuno che suona bene il piano nell'appartamento accanto al nostro. Zio Alex mi suggeriva, in tali occasioni, di dire a voce alta: "Se non è bello questo, cosa mai lo è?"“
Kurt Vonnegut
Cronosisma
https://youtu.be/KoFnBSpsKHw
https://youtu.be/8tTHAdyWLMc
giovedì 5 gennaio 2023
mercoledì 4 gennaio 2023
Tempi beati, quando i cristiani non avevano ancora preso il potere e mandato a morte gli eretici. Epoca splendida, abitata dal Nous, folgorata,di estasi, popolata di presenze, emanazioni, dèmoni e coorti angeliche. E un sapere diffuso, sconnesso, antico come il mondo, che risale oltre Pitagora, ai brahmani dell'India, agli ebrei, ai magi, ai gimnosofisti, e persino ai barbari dell'estremo nord, ai druidi delle Gallie e delle isole britanniche. I greci consideravano che i barbari fossero tali perché non sapevano esprimersi, con quei linguaggi che alle loro orecchie troppo educate suonavano come latrati. E invece in quest'epoca si decide che i barbari ne sapevano molto più degli elleni, e proprio perché il loro linguaggio era impenetrabile. Crede che coloro che danzeranno questa sera sappiano il senso di tutti i canti e nomi magici che pronunzieranno? Fortunatamente no, perché il nome ignoto funzionerà come esercizio di respiro,vocalizzazione mistica. L'epoca degli Antonini... Il mondo era pieno di meravigliose corrispondenze, di somiglianze sottili, occorreva penetrarle, farsene penetrare, attraverso il sogno, l'oracolo, la magia, che permette di agire sulla natura e sulle sue forze muovendo il simile con il simile. La sapienza è imprendibile, volatile, sfugge a ogni misura.
Ecco perché in quell'epoca il dio vincente è stato Hermes, inventore di tutte le astuzie, dio dei crocicchi, dei ladri, ma artefice della scrittura, arte dell'elusione e della differenza, della navigazione, che trae verso la fine di ogni confine, dove tutto si confonde all'orizzonte, delle gru per elevare le pietre dal suolo, e delle armi, che mutano la vita in morte, e delle pompe ad acqua, che fanno lievitare la materia pesante, della filosofia, che illude e inganna"
Il pendolo di Foucault
Umberto Eco
https://youtu.be/C8PWbm2oyF4
https://youtu.be/hSI_9P9rRt4
https://youtu.be/uipsJ431C1Y
Nella foto: Carla Azar
https://zerotodrum.com/it/carla-azar-la-batterista-degli-autolux/
martedì 3 gennaio 2023
lunedì 2 gennaio 2023
"Ridiamo dell'uomo primitivo per l'ansia e il terrore che provava per i trucchi ciarlataneschi della natura e noi stessi cl spaventiamo per i terrori e le colpe che rimbombano nelle nostre teste. Quella che riteniamo sensibilità è soltanto l'evoluzione piú raffinata del terrore di una povera e stupida bestia. Soffriamo per nulla. La morte è l'unica, effettiva tragedia."
Questo è quanto scriveva il buon Mario Puzo sul crinale di I folli muoiono, e di certo non gli si può dare torto ( con tutte le sfumature del caso ). Ma probabilmente restare giorni e giorni a parlare della dipartita di un Papa emerito, che non era esattamente un "pischello" e che ha vissuto gli ultimi nove anni in modalità "maschera di Ferro" (anche perché aveva un linguaggio del corpo poco adatto alle operazioni simpatia ), mi sembra un po' eccessivo.
https://youtu.be/KwvQl0goWZE
https://youtu.be/Uy9zWFnuWEk
https://youtu.be/9qjTQRscacs
domenica 1 gennaio 2023
Pronto
Mio aereo in fiamme mio castello inondato dal vino del Reno
mio ghetto d’iris neri mio orecchio di cristallo
mia roccia che scende la scogliera per schiacciare la guardia campestre
mia lumaca d’opale mia zanzara d’aria
mio piumino d’uccello del paradiso mia capigliatura di schiuma nera
mia tomba esplosa mia pioggia di cavallette rosse
mia isola volante mia uva di turchese
mia collisione d’auto folli e prudenti mia aiuola selvaggia
mio pistillo di soffione proiettato nel mio occhio
mio bulbo di tulipano nel cervello
mia gazzella smarrita in un cinema dei boulevard
mia cassetta di sole mio frutto di vulcano
mio riso di stagno nascosto dove vanno ad annegarsi i profeti distratti
mia inondazione di sciroppo di ribes mia farfalla di spugnolo
mia cascata azzurra come un’onda che fa primavera
mio revolver di corallo la cui bocca m’attira come l’occhio di un pozzo
scintillante
ghiacciato come lo specchio in cui contempli la fuga degli uccelli-mosca del tuo sguardo
perduto in un’esposizione di bianco incorniciato di mummie
io ti amo
Benjamin Péret
https://carminemangone.com/2017/12/25/benjamin-peret-3-poesie-tratte-da-je-sublime-1936/
https://youtu.be/-ywL392JZok
https://youtu.be/A3ZVZVMIG7g
https://youtu.be/q4TXwmtvOiI